di Alessandro Turchi
Presidente di Salerno Migliore Inizio di un nuovo anno, tempo di bilanci, di aspettative, di speranze, di progetti, di obiettivi per la nostra città, ma per un attimo proviamo a guardarci dietro, anzi, proviamo a vedere se rispetto a decenni fa qualcosa è cambiato, nella vita dei cittadini, di chi in questa città abita, vive, lavora, si diverte. Siamo a fine 2013, Vincenzo De Luca, sindaco e vice Ministro, porgeva gli auguri alla popolazione in una piazza Amendola gremita per il concerto di fine anno degli Stadio e di Alessandra Amoroso. Pochi mesi dopo, il 21 settembre, un altro tradizionale appuntamento, la processione di San Matteo, sarebbe stata inquinata dalle contestazioni al Vescovo Moretti, addirittura costretto alla scorta della Digos. Il clima sociale era il solito, con tanti cittadini a lamentarsi sui social degli stessi problemi, del traffico esasperato, delle luci di artista, delle auto parcheggiate in ogni dove, anche in doppia e terza fila sulle strade principali, costringendo tutti ad una lenta carovana interminabile. Tutti a lamentarsi dei parcheggi, come oggi, era iniziata già da anni la costruzione dei parcheggi interrati a Piazza Cavour, si, quegli stessi parcheggi mai terminati, lasciando la piazza deturpata. Era, come oggi, l’epoca dei “cuoppi”, con i turisti alla ricerca di bagni che non esistevano e non esistono, con i commercianti scontenti delle vendite insufficienti e di un turismo povero e avaro. Già allora le polemiche ed i ritardi per una delle tante opere pubbliche annunciate, questa volta la costruzione (avviata quattro anni prima) del palazzo che nessuno voleva, il Crescent, con la annessa piazza della Libertà, parte del cosiddetto fronte del mare. E intanto, dieci anni prima, nel 2004, si era avviata quella che pomposamente viene ancora oggi denominata “metropolitana”, entrata poi in funzione nel 2013. Venti anni fa tutti rimasero sconcertati dopo la rivelazione che quel trenino avrebbe coperto solamente il tratto Stazione – Stadio Arechi, lasciando scoperta la zona centro e centro storico e, cosa più grave, non allacciandosi alla linea per l’Università di Lancusi – Fisciano, di fatto lasciando a piedi migliaia di studenti, costretti ancora per chissà quanto a servirsi di auto e pullman. Nulla è cambiato pure su questo fronte. Anche nel 2004 il problema traffico era imperante, specialmente alla sera nella zona movida, con i locali che, allora come oggi, erano gli unici luoghi di ritrovo per i giovani della città, ignorati come sempre. Niente siti dove fare musica, niente spazi di aggregazione, niente centri giovanili dove i ragazzi e le ragazze si possano incontrare per partecipare a workshop e attività ricreative. Nessun centro di supporto psicologico per affrontare problemi di stress, ansia e orientamento scolastico o professionale, niente di niente, la strada, la bottiglia di birra, gli Aperol spritz e nulla più. Nel 2004, come nel 2014, come nel 2024, movida, solo movida, una sorta di parcheggio in attesa che i ragazzi e le ragazze più fortunati lascino Salerno per studiare e lavorare in località del nord Italia o all’estero. Allora come oggi niente impianti sportivi, anche in quel periodo gli annunci per un fantomatico palazzetto dello sport, riproposto oggi, con l’approssimarsi di impegni elettorali, con annunci, plastici e immagini che circolano insistentemente sui quotidiani ed in TV. Come si vede un triste e ripetitivo dejà vu, in cui i problemi rimangono, irrisolti, gli stessi di sempre, le tecniche (annunci, conferenze stampa, comunicati) identiche, perché la gente ha poca memoria e si accontenta degli ultimi titoli di giornale. Nel frattempo le cose peggiorano. Le opere pubbliche, a volte completate, a volte no, spesso si deteriorano velocemente, segno di gare di appalto non proprio cristalline, la manutenzione lascia a desiderare, la sporcizia avanza, nella incapacità evidente di gestire una raccolta differenziata porta a porta dispendiosa e in mano a carrozzoni clientelari. Ci ritroviamo, dopo venti anni, a constatare ancora una volta che la gente si assuefà a tutto, al lento peggioramento della città verso le ultime posizioni di tutte le classifiche, ai problemi con cui sta imparando a convivere fra una lamentela e un vaffa a mezza voce. E stendiamo un velo pietoso sulla vocazione turistica, arruffona e frugale, con le ripetitive luci di artista, sempre meno frequentate e con la disorganizzazione davanti ad un turismo che considera Salerno città di passaggio, nella incapacità di valorizzare il patrimonio culturale della città e di offrire ai visitatori di un certo livello eventi culturali e occasioni reali per stare in città. Uno stanco dejà vu, con i problemi che si incancreniscono, con un’amministrazione sorda alle critiche, solo intenta ad autoperpetuarsi e a difendersi dai timidi tentativi della magistratura di contrastare le evidenti criticità, ultima di queste la costruzione di un albergo, alla foce dell’Irno, in un’area riservata, da contratto, a opere di pubblica utilità, come verde e parcheggi. Stancamente vediamo le stesse facce, le stesse risposte, gli stessi silenzi, di fronte a chi non ci sta. Ma quanto durerà ancora?