Resta il bilancio il tema caldo di quest’amministrazione che, ad oggi, non è in grado di far quadrare i conti né di dare risposte agli amministratori. E se fino a qualche mese fa Napoli sembrava poter contare sulla sua solida maggioranza oggi viene a mancare e, anzi, inizia a scricchiolare. A sollevare dubbi e chiedere rassicurazioni all’assessore Eva Avossa la consigliera di Popolari e Moderati Barbara Figliolia che non nasconde le sue preoccupazioni: «Nell’ultima seduta di Consiglio, sulla scorta di quanto dichiarato e sottoscritto dai massimi responsabili dell’amministrazione comunale, ho espresso il mio voto di fiducia al bilancio di previsione. Il mio è stato appunto un voto di fiducia. Purtroppo sono state riscontrate e sollevate alcune anomalie, cui gli organi preposti stanno tentando di porre rimedio. E’ questo il motivo per cui a metà giugno stiamo ancora a discutere di bilancio, un fatto che obiettivamente desta giuste perplessità e qualche preoccupazione in molti consiglieri – ha dichiarato la consigliera Figliolia – Il voto sul bilancio, si sa, è, per i componenti della maggioranza, come ho detto prima, un atto di fiducia nei confronti dell’amministrazione e soprattutto nei confronti di chi è deputato a lavorare e a predisporre questo atto, che lo si deve ritenere il più possibile vero, certo e reale. In queste settimane ho dovuto registrare e leggere elementi preoccupanti che continuano ad alimentare perplessità e timori». L’auspicio, sottolinea la consigliera Figliolia è che «in questa sede possano essere fatti i chiarimenti idonei perché io possa essere messa nelle condizioni di dare la fiducia in modo consapevole. Il documento contabile, come ho detto, deve essere vero, certo, e reale! Occorre infatti la veridicità la certezza e la realtà dei documenti e dei risultati. In questi ultimi giorni peraltro sono state avanzate riflessioni e critiche di carattere tecnico che hanno ulteriormente determinato elementi di perplessità». Le maggiori perplessità riguardano i residui attivi da meno di 5 anni non scendono mai al di sotto di 430 milioni di euro. Ci sono residui attivi da 15 – 20 anni a questa parte per relativi introiti tributari ed extra tributari. Siamo riusciti a rispettare negli ultimi 2 anni il piano di rientro? L’assessore Avossa dal canto suo ha chiarito che l’anno appena trascorso si è chiuso con un risultato di amministrazione di oltre 273 milioni di euro: «in ragione degli accantonamenti l’ente ha registrato un parziale recupero del disavanzo, già in larga parte descritto nel bilancio 2024 2026, sulla base del risultato presunto di amministrazione, quindi oggi ci proponiamo di approvare il risultato definitivo dell’anno 2023 rappresentabile che all’esito di tale approvazione si renderà necessario provvedere ad adeguare per la minima quota, ma ancora estesa, il recupero del disavanzo già impostato nel 2024 – ha spiegato l’assessore al Bilancio – L’anno trascorsi ci ha visto affrontare delle difficoltà che non hanno consentito la piena copertura del disavanzo previsto come la mancata introduzione dell’addizionale sui diritti d’imbarco ed il mancato Perfezionamento di parte delle alienazioni immobiliari previste tuttavia tali misure hanno trovato realizzazione nel corso del 2024 nonostante le difficoltà rappresentate l’ente è stato in grado di raggiungere e rispettare tutti gli equilibri prescritti dai principi della contabilità armonizzata anche dal punto di vista finanziario». L’Avossa ha spiegato che «nel corso del 2023 si è assistito a un miglioramento della gestione della cassa ricorrendo alle anticipazioni di tesoreria solo laddove strettamente necessario a garantire il soddisfacimento dei pubblici servizi nonché il funzionamento dell’apparato amministrativo dell’ente». Dunque, a detta della Avossa ci sarebbe stato un miglioramento della consistenza finale di cassa e il totale rientro dell’anticipazione di tesoreria. «Nel 2023 è stato anche ottenuto un miglioramento sui tempi di ritardato pagamento, che su base annua si sono ridotte di circa 14 giorni rispetto all’anno precedente; nel 2024 anche alla luce del piano di intervento finalizzato alla riduzione del ritardo nei tempi di pagamento adottato al Marzo si perseguirà l’obiettivo di azzeramento del ritardo», ha poi aggiunto chiarendo che nel 2023 l’ente non avrebbe contratto ulteriore indebitamento. Dunque, Salerno risulta – per la partecipazione a bandi nazionali – destinatario di oltre 68 milioni di euro Pnrr per la realizzazione di 33 interventi di riqualificazione urbana e miglioramento dei servizi pubblici: 13 progetti per la rigenerazione urbana con un investimento complessivo di oltre 38 milioni; l’inclusione e coesione sociale per un totale di 11 progetti con un investimento complessivo di oltre 26 milioni di euro; digitalizzazione e innovazione culturale per un totale di nove progetti e un investimento complessivo di oltre 4 milioni. Tra gli interventi si cita la riqualificazione dell’ex D’Agostino e la cava per 22 milioni; ammodernamento e riqualificazione oltre che efficientamento del centro alimentare con un finanziamento di circa 10 milioni; la manutenzione ordinaria del viadotto Gatto per un milione di euro. Per l’inclusione sociale i progetti più importanti prevedono investimenti per circa 15 milioni di euro in riqualificazione di circa 360 alloggi di edilizia residenziale pubblica. Non si fa attendere la replica dell’opposizione: «Finiamo per dire sempre le stesse cose e voi finite sempre col fare le stesse cose. Quelle che ci hanno portato ad un passo dal default. Per la prima volta la giunta approva con così tanto ritardo il conto consuntivo. Questo dimostra la difficoltà con la quale lo avete chiuso, peraltro con una parziale copertura del disavanzo tecnico», ha dichiarato il capogruppo di Forza Italia Roberto Celano. Ad astenersi è invece la consigliera di maggioranza Sara Petrone che chiede l’intervento dell’amministrazione sul campetto di via Ligea. A replicare alle polemiche è invece il presidente della commissione Bilancio Fabio Polverino: «Non c’è alcun tipo di problema, abbiamo fatto la variazione di bilancio per i 198mila euro a copertura del disavanzo e ora attendiamo il governo sul fondo, riconosciuto attraverso il patto salva-comuni. Dovremmo avere di più rispetto a quanto preventivato, circa 10 milioni di euro». Polemiche sono state avanzate anche dal presidente della commissione Trasparenza Antonio Cammarota: «piuttosto che vendere le farmacie devono vendere i parcheggi che producono gettito e non ciò che è importante per lo sviluppo di questa terra», ha detto. Proprio la fuoriuscita dal consorzio farmaceutico e la vendita della farmacia comunale è stato oggetto di discussione molto accesa. «Avete firmato l’accordo di adesione al Salva comuni, avete raccontato la favola ai cittadini accusando di aver avuto problemi a causa del covid ma oggi la pandemia non c’è mentre restano i problemi», ha attaccato Claudia Pecoraro, esponente del M5S. «Un plauso alla coesione, non ci sono tentennamenti circa la linea adottata – ha dichiarato in modo sarcastico il consigliere Naddeo – Non capisco come si possa vendere la farmacia comunale che ha sicuramente una valenza diversa rispetto a quella privata». Il consigliere Celano, a tutela anche dei colleghi, aveva chiesto di ritirare l’ordine del giorno ma l’uscita dal consorzio è passata, chiaramente con i voti della maggioranza e il voto contrario dell’opposizione. Il tema potrebbe passare al vaglio della Corte dei Conti e della Procura della Repubblica, come richiesto dal forzista.
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