Il ricorrente fenomeno della Salerno a piedi, in bici rosa, in bici con i tuoi, induce una doverosa riflessione sul substrato culturale di questi eventi, simboli di un ambientalismo di maniera che non provoca cambiamenti strutturali ma alimenta suggestioni evanescenti. Con cadenza ormai quindicinale, la città è interessata da inibizioni al traffico veicolare che interdicono alla circolazione le uniche due arterie cittadine che collegano il centro urbano disteso lungo la costa: il Lungomare e la Via Trento/Posidonia/Garibaldi/Roma. Inibizioni totali, adottate senza immaginare percorsi alternativi per i trasporti pubblici locali e i taxi, senza disegnare vie di esodo presidiate per il deflusso delle auto private dalle strutture ricettive, senza prevedere accessi sostitutivi ai principali punti di snodo quali la stazione ferroviaria e gli imbarchi marittimi, senza programmare percorsi che contemperino manifestazioni ludiche ed attività economiche vitali per la città. Inibizioni radicali, applicate in assenza di sistemi di metropolitane sotterranee che, in altri contesti, consentono la celebrazione di manifestazioni podistiche o ciclistiche sul soprasuolo. Inibizioni del tutto irragionevoli in una città già ricca di aree pedonali: Corso cittadino, Centro Storico, Lungomare, Parco del Mercatello, Parco Pinocchio, Corso della zona orientale. A nulla sono valse le nostre sollecitazioni per sostenere le ragioni dei turisti che, evidentemente, hanno orari definiti e coincidenze aeroportuali, ferroviarie o marittime ineludibili. A nulla sono valse le nostre riflessioni per sostenere le ragioni di migliaia di cittadini salernitani, imprenditori o lavoratori nei settori del turismo e della ristorazione, che non possono fermare le proprie attività e che, al contrario, vivono degli accessi di visitatori italiani e stranieri. Spiace constatare che si preferisca sistematicamente sacrificare l’unica residua prospettiva economica della città, rappresentata dal turismo, al posto di cercare soluzioni equilibrate che tengano insieme svago e lavoro dei salernitani. Ove si fosse trovato, o si trovasse in futuro, un punto di coesistenza di non opposte esigenze, sarebbe addirittura possibile rendere questi eventi suscitatori di flussi turistici, attraendo gli appassionati di corse podistiche e di ciclo turismo, anziché dissuadere tanti visitatori dal pernottare a Salerno. Capita così che, in queste occasioni, qualche novello ideologo si lanci in una esaltazione di tali manifestazioni “perché aiutano l’ambiente e riducono lo smog”. Peccato che costui renda simili dichiarazioni digitando la sua sentenza su uno smartphone: ricaricato con la corrente elettrica prodotta da poco ecologiche centrali a gas o, peggio, a carbone, dotato di inquinanti batterie al litio costruite depredando miniere di cobalto, consegnato da corrieri che si muovono in automobili a combustibili fossili, proveniente dall’Estremo Oriente su poco ecologiche navi porta container, prodotto in qualche città cinese avvolta dallo smog. Non ci meraviglia tale ambientalismo di maniera: è il naturale esito di un atteggiamento culturale che vedeva un tempo nella produzione manifatturiera la causa dell’inquinamento del capoluogo, che, successivamente, chiuse quasi tutte le fabbriche, aveva individuato nella logistica portuale un elemento di criticità sociale ed ambientale e che, oggi, approccia con evidente insofferenza l’arrivo di ospiti italiani e stranieri, visti non già quali suscitatori di crescita economica ma quali disturbatori della quiete collettiva. Questa visione miope della realtà è la logica conseguenza della sottovalutazione delle dinamiche economiche di una città da cui i giovani fuggono, fin dagli anni universitari, per ricercare mete più stimolanti e produttive. E’ insomma, il trionfo, dell’idea che sia lo Stato a dovere sostenere i suoi cittadini/sudditi, e che, in definitiva, le imprese e il lavoro siano accessori non necessari ad una comunità che invecchia e che vive ormai, largamente, di impiego pubblico. E così, inconsciamente avvolti da questa visione priva di prospettiva, aspettiamo la prossima domenica senza lavoro…magari una domenica a cavallo.
Antonio Ilardi
Presidente Federalberghi Salerno