di Monica De Santis
Sarà Salvatore Michael Sorrentino, noto a tutti come Sal Da Vinci, il protagonista dell’ultima giornata della decima edizione de “La Notte Bianca” di Salerno, organizzata dalla Fenailp insieme alla Confesercenti e Confcommercio, con il contributo della Camera di Commercio e del Comune di Salerno. Il noto cantante e attore, ambasciatore di Napoli nel mondo, salirà questa sera sul palco di piazza Portanova per incantare il pubblico con la sua splendida voce. Una serata che si preannuncia già un successo e che di sicuro richiamerà migliaia di persone. Figlio d’arte, suo padre era Mario Da Vinci, cantante e interprete della sceneggiata napoletana, si è esibito per la prima volta davanti al pubblico pagante quando aveva appena sei anni e da allora di strada ne ha fatta ed anche tanta.
Ma com’è cambiata la vita e come sono cambiati i sogni di Sal Da Vinci da quel debutto a 6 anni ad oggi?
“A 6 anni, quel debutto per me era come un gioco. Un gioco istintivo senza dubbio, ma un gioco. Oggi è un’esigenza, una passione che non ha fatica. E’ qualcosa di così imprevedibile che non misura il tempo. E questa passione ancora mi accompagna e lo fa sempre in modo più incisivo e questo devo dire che mi meraviglia tanto. Ho promesso a me stesso che il giorno in cui non avrò più questa curiosità e questa passione dovrò necessariamente smettere. Perché vivo di questo bellissimo mestiere. La mia vita dal debutto ad oggi è cambiata sicuramente, ho tanti sogni ancora da realizzare e spero di farlo. Naturalmente oggi ho una consapevolezza diversa rispetto a prima, forse l’età mi aiuta in questo. Ho vissuto tante esperienze che mi hanno formato, che mi hanno permesso di crescere e di maturare. Esperienze che mi hanno permesso e mi permettono di continuare a vivere questo bellissimo sogno, che si rinnova ogni giorno grazie anche all’affetto del pubblico che mi ha sempre sostenuto e che mi ama davvero molto. Senza il pubblico non sarei nessuno e quindi è a loro devo dire il mio grazie”.
Suo padre è stato un grande cantante e interprete della sceneggiata napoletana, quanto ha influito la sua figura nella sua vita privata e nella sua carriera?
“Sicuramente mio padre ha influito in modo positivo sin dal primo momento. Ha puntato sulle mie capacità e grazie a lui faccio questo bellissimo mestiere. Nella vita privata era una persona meravigliosa, eccezionale, un padre esemplare e oggi porto i suoi valori ed insegnamenti dentro di me e cerco di infondere anche ai miei figli e a mio nipote”
Veniamo da un periodo decisamente anomalo, che cosa le ha lasciato la pandemia, il lockdown e le restrizioni? E questa emergenza ha cambiato la sua visione artistica?
“Il periodo è stato spettrale. Abbiamo vissuto una prigionia senza aver commesso reato. E’ stato tutto anomalo e sicuramente ha toccato le nostre vite. Ci siamo dovuti curare da un male invisibile e ci stiamo ancora curando le ferite, soprattutto quelle psicologiche che questa pandemia ci ha lasciato. Non è stato un periodo semplice e non è semplice per tante persone uscirne. Credo che i giovani abbiano avuto la peggio. Molti ragazzi si sono ritrovati nel pieno dell’adolescenza a dover essere adulti, responsabili, a dover rinunciare a quei momenti di spensieratezza tipici della loro età.Artisticamente qualcosa, sicuramente è cambiato, perchè stiamo ancora attivando la partecipazione all’aggregazione. Spero che al più presto riusciremo davvero a lasciarci tutto alle spalle e di riuscire a riprenderci le cose belle che ci offre la vita. Artisticamente non credo di essere cambiato, sono più attento, più propenso nell’ascoltare. Mi piacerebbe parlare di più con la gente, avere più tempo da dedicare a tutti, ma purtroppo il tempo corre sempre veloce e sembra che ce ne sia sempre di meno. Un po’ come nelle canzoni. Una volta c’era più tempo per presentare un brano, per proporlo al pubblico, per farlo conoscere. Oggi invece si va avanti solo a tormentoni e molti di questi non rimangono. Vengono dimenticati in breve tempo. Credo che questa pandemia ci abbia insegnato diverse cose, ma forsa poteva insegnarci molto di più”.
Torna a Salerno per la Notte Bianca, una città che l’ha sempre accolta con affetto, che rapporto ha con i salernitani?
“Ho sempre avuto una grande empatia con il pubblico salernitano. Ho tanti amici a Salerno, una città che mi piace, che è cresciuta in modo dirompente negli ultimi anni e che ha una vivibilità forte. Sono sempre stato accolto bene a Salerno e sempre con immenso affetto mi ha sostenuto e quindi mi aspetto questa sera di vivere un bellissimo momento tutti insieme, come abbiamo sempre fatto”.
Che tipo di serata offrirà questa sera? Qualche anticipazione?
“Questa sera sono pronto a vivermi una bellissima serata insieme al mio pubblico, canterò molti dei miei successi e anche qualche canzone che avrei voluto scrivere, ma che non ho avuto la possibilità di farlo. Canzoni che hanno fatto la storia, che appartengono a tutti noi, che fanno parte della nostra memoria. Sarà uno spettacolo. Perché mi piace spettacolarizzare la musica. Il resto sarà una sorpresa”.
E nel prossimo futuro di Sal Da Vinci cosa c’è?
“C’è la mia seconda casa, il teatro. Dove avrò la possibilità di raccontarmi e di raccontare il quotidiano. Racconterò delle bellissime storie facendomi aiutare dalla musica. Ritorno, dunque, in teatro da Natale, con un progetto tutto nuovo, riscritto a quattro mani con Ciro Villani. “Masaniello Revolution”, ovvero uno spettacolo nello spettacolo. Debutterò al Teatro Augusteo di Napoli e sarò affiancato da un cast di attori eccezionali, tra questi una bravissima Fatima Trotta e Davide Marotta, Antonio Fiorillo, Pina Giarmala, Carlo Caracciolo, Marco Palmieri, e ovviamente Ciro Villani, poi ci saranno dieci performer, i costumi di Claudia Tortora. In scena ci sarà anche mio figlio Francesco che interpreterà Masaniello 400 anni prima e sarà una specie di Grillo parlante, ovvero la mia coscienza, io, vestirò i panni di Tommaso d’Amalfi dei giorni nostri. Mi auguro di venire a Salerno con Masaniello, speriamo, ne sarei davvero molto felice”.