di Michelangelo Russo
In questo paese, il sequestro di persona è un reato molto grave. La pena è da sei mesi a otto anni. Quello che abbiamo visto tutti noi salernitani, nel servizio di due giorni fa di La7, con i malati abbandonati e legati ai letti, ha tutte le caratteristiche, all’apparenza, del sequestro di persona punito dall’art. 605 del codice penale. La direzione del San Leonardo ha specificato che l’adozione della misura del letto di “contenzione” è stato un rimedio necessario per impedire che i malati si procurassero delle autolesioni. Sarà! Ma il letto di contenzione è una misura estrema, da adottarsi in casi eccezionali e per un tempo limitato alla stretta e contingente necessità, altrimenti è reato senza ombra di dubbio. Questo ha detto la Corte d’ Appello di Salerno nella sentenza nota come Mastrogiovanni, emessa nel 2017 dal Collegio presieduto da chi scrive. E questo ha ribadito la Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n. 50497 del 20 giugno 2018 – sez. V, Pres. Fumo, che ha confermato la sentenza salernitana di condanna dei 14 imputati. Si tratta di una sentenza esemplare, che per la prima volta ha escluso in maniera puntigliosa e definitiva l’utilizzabilità in ambito sanitario del contenimento forzato degli ammalati, visto non come strumento indispensabile per l’agitazione motoria incontenibile acuta, ma come puro strumento preventivo in carenza di adeguato soccorso medico temporaneo. Dunque, la Procura di Salerno deve intervenire, anche se, come credo, l’avrà già fatto per l’eclatanza dei fatti. Senza entrare nel merito di cosa accadrà con tutta verosimiglianza, vi narro quale è la procedura per casi simili. Il Procuratore della Repubblica, sulla base della “notitia criminis” riportata da tutti i giornali, apre un fascicolo, al momento contro ignoti, per il reato di cui all’art. 605 c.p., più eventuali altre imputazioni ravvisabili nei fatti. Acquisita la registrazione della trasmissione, procederà, di conseguenza, alla immediata identificazione dei malati legati alle barelle e al contemporaneo sequestro delle cartelle cliniche relative. Saranno identificati i medici e gli infermieri di turno, e verificati gli orari di arrivo e di invio ai reparti di competenza dei pazienti legati.
Si nomineranno i medici legali di fiducia come consulenti tecnici al fine di leggere le cartelle cliniche e annotare le eventuali complicanze sorte per il ritardo dei soccorsi. Gli stessi periti verificheranno le violazioni delle linee guida dei protocolli di pronto soccorso. Questa la procedura di urgenza del Pubblico Ministero per assicurarsi che la prova non venga inquinata da possibili manomissioni. Ma il difficile viene dopo. Il Pubblico Ministero dovrà accertare come e perché l’orrore sia potuto accadere. Come, da quando e perché ciò accade. Come sia possibile, e perché, la fila delle ambulanze in attesa di scaricare i pazienti. Come e perché il sistema del Pronto Soccorso sia entrato in un collasso simile. Salterà fuori la giustificazione della carenza di medici, di infermieri, di guardiani, di risorse. Insomma, tutto lo scaricabarile immaginabile a cui siamo abituati. Ma tutto questo non giustifica. Su chi ricadrà la colpa finale? Sulla ASL? Sulla Politica? Sulla voracità della Sanità Privata che vuole accaparrarsi il business dei malati? In verità, la colpa giuridicamente valutabile stavolta può venir fuori, ad analizzare in modo critico le varie condotte. Il collasso del Pronto soccorso è stato previsto, e come, dalla ASL (tanto per iniziare)? La condizione del Ruggi si è aggravata in modo progressivo nel tempo. Qual è stato il rapporto della Sanità Pubblica, l’Asl, con la Sanità Privata, che è entrata da tempo, a Salerno come altrove, a piedi uniti nelle strutture di assistenza? Tenteremo di ottenere la risposta a quanto domandato nei prossimi articoli.