di Francesco Maria Bevilacqua
Non poteva mancare. L’esondazione del solofrana, puntuale come tutti gli anni in questo periodo è avvenuta. Ai confini tra Roccapiemonte e Castel San Giorgio, in territorio del comune rocchese, il fiume ha rotto gli argini e le acque si sono riversate lungo le campagne circostanti. Fortunatamente la rottura degli argini è avvenuta in un luogo dove c’è solo campagna e non vi sono abitazioni, neanche agricole, e la notizia è venuta fuori soltanto dopo 48 ore dall’evento. Il tratto del Solofrana che da Mercato San Severino corre verso Nocera Inferiore attraversando i comuni di Castel San Giorgio e Roccapiemonte è il più delicato dal punto di vista del rischio idrogeologico. Le sponde risalgono all’epoca borbonica quindi prevalentemente in tufo ma quando furono realizzate il letto era molto più profondo e la portata di gran lunga inferiore. Nel corso degli anni i sedi menti mai dragati, l’aumento della portata d’acqua e l’indebolimento delle sponde laterali ha reso frequenti le esondazioni nei terreni circostanti che nel frattempo si sono pure urbanizzati costruendo abitazioni a pochi metri dal letto del fiume e dal suo carico altamente inquinante. Ad ogni esondazione le sponde si ricostruiscono in cemento armato e con blocchi di cemento precompresso, ma i laterali degli interventi poggiano sempre e comunque sui vecchi muri in tufo che così diventano i primi esposti al rischio e i primi a cedere sotto il peso della furia delle acque ingrossate dalle precipitazioni. L’altro giorno è toccato a Roccapiemonte subire l’ennesima esondazione. Un anno fa, pochi metri più avanti toccò a Castel San Giorgio. Anche questa volta l’iontervento tampone con pochi tratti di sponde ricostruite in cemento armato in attesa della prossima esondazione. Ma fino a quando la questione potrà andare avanti in questo modo? Fino a quando gli interventi di urgenza riusciranno a mantenere senza eccessivi danni un fiume il cui letto andrebbe dragato da fanghi altamente inquinanti e le cui sponde andrebbero tutte rifatte. Senza parlare che a Mercato San Severino, addirittura, nei decenni scorsi, un tratto del Solofrana è stato addirittura ricoperto e sopra vi hanno realizzato un parco residenziale. Cosa succederà se sotto quel parco la furia delle acque minerà la stabilità dei palazzi? Nessuno è in grado neanche di potersene accorgere con anticipo. Nel frattempo tutti zittiscono e il Solofrana continua a dispensare veleni sulle campagne i cui prodotti entrano nella catena alimentare con estrema facilità. Il tutto con l’insesibilità di chi dovrebbe vigilare, prevenire e salvaguardare.