di Michelangelo Russo
Oggi, alle 12, si insidia a Salerno il nuovo Procuratore Generale della Corte d’Appello. E’ la salernitana Rosa Volpe, alle spalle una carriera straordinaria svolta tutta nell’Ufficio del Pubblico Ministero. Sostituto Procuratore dagli anni ’80 a Salerno, è stata nominata Procuratore Aggiunto a Napoli nel 2015. Della Procura di Napoli è stata Procuratore Capo Reggente fino alla nomina, in Consiglio Superiore, al suo nuovo incarico. Chi scrive ha avuto l’onore, dal nuovo Procuratore, ieri mattina alle 9 del mattino, di ricevere l’invito personale alla cerimonia ufficiale del suo insediamento. Sono in pensione da anni, ma tutti i miei vecchi colleghi di un tempo, come me in pensione, hanno avuto lo stesso affettuoso invito. Ed è una cosa straordinaria, commovente. Non è mai successo prima, per quanto ricordi. Perché noi magistrati (e lo si rimane per sempre magistrati, anche da vecchi) siamo, per abitudine, tendenti alla formalità delle cerimonie ufficiali. Raramente c’è posto, nelle celebrazioni, per gli umanissimi sentimenti. Ma quando essi si rivelano, hanno la forza essenziale del sale nelle pietanze quotidiane. Danno la misura calibrata del giusto alimento. L’invito ai vecchi compagni di strada, partito da Rosa Volpe, ha una valenza che supera forse di gran lunga le stesse intenzioni del Procuratore Generale (dirette soprattutto alla gioia di rivedere tutti i vecchi amici e colleghi). Questa chiamata a raccolta per un mattino di entusiasmo pulsa del cuore profondo della civiltà millenaria del Mediterraneo, da cui è derivata la cultura dell’Europa. I vecchi guerrieri che ricompaiono sulla scena sono già nella tradizione omerica dell’Odissea. Quando Ulisse ha già sconfitto i Proci, avverte che la reazione dei loro parenti e dei ribelli itacesi sta arrivando. E fa visita al canuto Laerte, suo padre, per un momento di conforto nella battaglia che si avvicina. E Laerte, ringiovanito per l’appello alla lotta comune (col tocco magico di Athena, dea della saggezza) impugna la spada, pronto a combattere per la difesa della Legge, impersonata dall’erede al trono. Oggi, la legittimità rappresentata dai principi costituzionali è minacciata dai propositi pericolosi di stravolgimento delle regole democratiche di bilanciamento dei Poteri. Itaca (ma è l’Italia) vede di nuovo, dopo i tormentati anni di piombo e delle stragi, il tentativo subdolo degli orfani dei Proci di stravolgere la maestà della Carta Costituzionale. E’ di nuovo il tempo di stringere i ranghi e fare appello anche alle riserve dei vecchi eserciti. Legge sul Premierato, Separazione delle Carriere, smembramento del Consiglio Superiore della Magistratura sono la sfida del nuovo potere alle regole fondamentali della Repubblica che hanno consentito a questo Paese un indubbio percorso, pure nel sangue delle stragi, verso il progresso e la serena convivenza della Nazione. Il Procuratore Generale Rosa Volpe, in questa lotta di resistenza alle pericolose avventure di delegittimazione della Magistratura, ha dato già il suo forte contributo di contrasto a populistiche propalazioni, suggestive e capziose, avanzate da un Potere che si affida spesso, imprudentemente, alla diffusione di notizie infondate per carpire simpatie in un elettorato distratto e suggestionabile. Nel gennaio di quest’anno, all’annunzio del Ministro Nordio del suo progetto di legge di ridurre notevolmente le intercettazioni perché inutili e costosissime per lo Stato, Rosa Volpe ha ribattuto che, di fronte a una spesa di cinque milioni per le intercettazioni, lo Stato ha ricevuto un guadagno di 197 milioni di euro come frutto di patrimoni illeciti recuperati. Nordio non ha più risposto. La battaglia che si annunzia (e dalla quale Meloni, che è tutt’altro che sprovveduta, non sa ancora come sfilarsi) è appena all’inizio. I vecchi guerrieri daranno il loro contributo, che non è da trascurare.