La pandemia ha tolto alla neo-dottoressa in giurisprudenza il piacere e l’applauso dell’Aula magna, l’attendono aule di ben altra caratura e confronto, dopo questa prima tappa verso il sogno della carriera in magistratura
Una disciplina ferrea, sin dalla prima seduta in un banco di scuola ha permesso alla vietrese Rita Martino, di laurearsi brillantemente in giurisprudenza, presso il nostro ateneo, con una tesi dal titolo “ Reati di maggior allarme sociale e accertamento garantito: la comparazione tra diversi sistemi processuali nei fenomeni di criminalità organizzata”, sotto la guida del chiarissimo professore Gaspare Dalia. Il lavoro rappresenta una disamina di quelli che sono stati gli interventi legislativi, ritenuti più significativi, in tema di criminalità organizzata e più specificamente di quella mafiosa. Gran parte del lavoro si incentra sulla comparazione. La disciplina, infatti, viene approfondita anche nell’ ambito del sistema processuale penale spagnolo ed è il frutto di quanto Rita ha appreso e acquisito nel corso del progetto Erasmus e presso l’Universidad de Zaragoza. Ulteriori percorsi di comparazione, poi, guardano oltre oceano è più precisamente vengono analizzate le realtà del Sud America (Brasile, Colombia, Argentina); le lacune legislative dell’ordinamento francese a riguardo;il RICO Act, acronimo di Racketeer influenced and corrupt organizations act, ovvero la prima legislazione antimafia degli Stati Uniti. “Iscrivermi a giurisprudenza – ha dichiarato la dr.ssa Rita Martino – è stata una scelta consapevole e sopratttutto voluta. Non può solo piacere, vi assicuro che serve un amore davvero forte. Sin dai primi anni del liceo ho sentito l’esigenza di dare il mio contributo nella società. Esigenza che poi, per mia fortuna, si è trasformata in realtà quando sono stata eletta rappresentante di istituto per me due anni. Ad oggi posso dire che il diritto è il mio pane quotidiano e il mio desiderio più grande è quello di poter diventare un magistrato. Sicuramente non era questo il finale che immaginavo ma era inevitabile in quanto l’emergenza coronavirus ha cambiato, e continua a cambiare, la vita di ognuno di noi. Dopo la dichiarazione di emergenza nazionale da parte del Presidente del consiglio, Giuseppe Conte, avevo già capito che qualcosa sarebbe cambiato. E così è stato. Oggi ho discusso la mia tesi in casa, dinanzi al mio computer, circondata dalle persone a me più care ovvero mia madre, mio padre e mia sorella. Mentirei se dicessi che non desideravo altro: avrei voluto vedere i miei nonni, i miei zii, cugini, amici ma per il momento non possiamo fare altro che aspettare giorni migliori e dare il nostro contributo in qualità di cittadini responsabili e rispettosi. Nonostante tutto ho avvertito in queste giornate, il calore e la vicinanza da parte di molte persone il che mi rende più che mai felice. È stata un’emozione nuova, inedita; un momento diversamente emozionante ma ugualmente soddisfacente. Sono pronta ad iniziare un nuovo percorso formativo in cui le conoscenze teoriche acquisite nei cinque anni di università si trasformeranno in esperienza concreta, ma nel frattempo mi godo il mio momento. Sí “mio” perché nessuno mi ha mai regalato niente, è tutta farina nel mio sacco. A questo punto, Ii ringraziamenti sono doverosi: in primis, il prof.re Gaspare Dalia nonché relatore della mia tesi e fonte inesauribile di conoscenza e sapere. Oltre ad avermi seguita e guidata nella stesura di questo lavoro, mi ha trasmesso la passione e l’entusiasmo necessari per il prosieguo. Ringrazio di cuore la mia famiglia: mio padre Marco e mia madre Gerardina, per avermi sempre sostenuta e per avermi concesso di portare a termine i miei studi anche attraverso esperienze extra (Erasmus e ricerca tesi all’estero); mia sorella Manuela, per essermi stata accanto nei momenti di sconforto e per aver compreso i miei (continui) sbalzi di umore. Un ringraziamento speciale va, infine, a tutti i miei amici e alla mie amiche con i quali ho condiviso, da sempre, gioie, lacrime, sacrifici e successi. Non mi hanno mai voltato le spalle”. Se la pandemia ha tolto a Rita Martino, il gusto della discussione, della proclamazione, dell’applauso, dell’abbraccio degli amici, in Aula Magna, ben altre aule attenderanno la neo-dottoressa, pronta ad irrompere con nuova determinazione e consapevolezza nella vita, a cacca del sogno di indossare la toga da magistrato. In questo percorso del quale ieri abbiamo festeggiato la prima tappa l’accompagnino gli auguri di Olga, Tonino e Zia Laura e dell’intera redazione di Le Cronache.