Ripartiamo dai puntini e dalle asticelle - Le Cronache
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Ripartiamo dai puntini e dalle asticelle

Ripartiamo dai puntini e dalle asticelle

di Alfonso Malangone*
L’iniziativa della “Capitale Italiana della Cultura” è stata introdotta nel 2014 replicando un analogo evento europeo risalente addirittura al 1985. La qualifica viene attribuita annualmente alla Città che si sia distinta, tra altre, per l’elaborazione di un progetto di crescita incentrato sull’utilizzo della cultura come leva per ampliare la partecipazione popolare, incrementare i flussi turistici, introdurre nuove tecnologie, coinvolgere i giovani, alimentare il confronto e il dialogo per uno Sviluppo Sostenibile della Comunità. Chi ha avuto modo di visitare Brescia, Capitale nel 2023 con Bergamo, e di girare per le sale del Museo di Santa Giulia, può aver ben verificato la rinnovata qualità culturale di una Città, notoriamente ‘industriale’, che ha saputo avviare un percorso di valorizzazione delle memorie e delle ricchezze storiche per realizzare un futuro rispettoso dell’ambiente di vita e alimentato dalle radici della sua civiltà. Pesaro è la “Capitale della Cultura” per il 2024. E’ una Città medio-piccola, 95.291 abitanti al 30/11/2023 (fonte: Istat), sorretta da una storia millenaria. L’insediamento originario dei Piceni, intorno al X Secolo a.C., fu prima conquistato dai Galli Senoni e, a seguire, dai Romani. Fu occupata dai Goti, quando invasero l’Impero, dai Bizantini e dai Longobardi, prima di trovare una stabilità secolare sotto lo Stato della Chiesa. In quel periodo fu governata da importanti famiglie: i Malatesta, i Borgia, gli Sforza e i Della Rovere. Divenuta francese, con Napoleone, e poi Austriaca, fu infine annessa al nuovo Regno d’Italia. Per tutto questo, Pesaro è Città ricca di storia e di arte. Ma, è anche “Città della Musica”, con il riconoscimento dell’Unesco nel 2017, per aver dato i natali a Gioacchino Rossini al quale sono intitolati il Conservatorio, il Teatro, un Museo e il “Rossini Festival” che ogni anno richiama appassionati della lirica da tutto il mondo.
Le sue opere sono suonate nelle strade. Pesaro è Città Industriale, con due principali distretti dedicati al mobile e alla meccanica (tra altre aziende: Scavolini, Berloni, Febal, Benelli, Morbidelli). E’ Città dell’Artigianato, con le tradizioni della maiolica e del rame, è Città delle Biciclette, con una ‘Bicipolitana’ tra le prime in Italia. Nel 2017 è stata nominata “Città Europea dello Sport”. Il Palazzetto principale è uno dei più grandi d’Italia. Ma ce ne sono altri sette, e ci sono pure quattro piscine. Così, ogni anno, ospita tornei a livello anche internazionale per il tennis, la ginnastica, la pallacanestro e la pallavolo. E’ Città turistica, con spiagge Bandiera Blu dal 2005. Vanta una Cattedrale del VII secolo, almeno 25 immobili religiosi, il Palazzo Ducale degli Sforza, una cinquantina di edifici gentilizi, fontane ‘con acqua’ e siti archeologici. Ci sono sei Biblioteche-Archivi e sette Musei.
Infine, ha un porto-canale per la pesca e il diporto. In definitiva, Pesaro ha tutte le caratteristiche per essere una degna “Capitale Italiana della Cultura”. Perché, per avere questo titolo di merito, non basta fare un progetto, ma è necessario avere strutture e infrastrutture che lo rendano credibile e realizzabile.
Salerno è più piccola di Pesaro, per estensione, solo 59,8Kmq contro 126,7, ma è più grande per popolazione, con 126.675 abitanti al 31/10/2023 (fonte: Istat). Fondata dagli Etruschi sulle alture di Fratte, intorno al VI Secolo a.C.., divenne Sannita, Romana e Longobarda raggiungendo, sotto il loro dominio, il massimo splendore. Nel IX Secolo, fu chiamata ‘Hyppocratica Civitas’, per la Scuola Medica, e ‘Opulenta Salernum’, per il suo benessere.
Dopo l’ultimo Longobardo, Gisulfo II, passò ai Normanni, con Roberto il Guiscardo, divenendo la capitale del ducato di Puglia e Calabria prima del trasferimento della sede del governo a Palermo. Poi, fu Angioina, Aragonese e Borbonica, prima di essere annessa al nuovo Regno d’Italia. Come Pesaro, è Città ricca di storia e di arte. Purtroppo, non ha dato i natali a musicisti famosi, ma non le sono mancati artisti e poeti meritevoli di menzione, sebbene poco ‘menzionati’. Ha pure un importante Conservatorio, senza auditorium, tuttora chiuso, mentre lungo le strade del Centro sono diffuse musiche da luna-park per il trastullo dei giovani. Le manifestazioni artistiche di maggiore partecipazione sono il “Premio Charlot”, d’estate, e le “Luci d’Artista”, d’inverno.
Pur posizionata sul mare, come Pesaro, non è Città di mare perché una gran parte delle spiagge è stata occupata o cementificata, perché non gode della Bandiera Blu, avendo l’acqua un colore più scuro, e perché il lungomare storico è zona portuale e, per legge e per condizioni, è vietato alla balneazione. Ha un grande porto turistico privato, ma sembra sia utilizzato da diportisti di lusso solo per passare la notte prima di dirigersi altrove, salvo errore. Neppure può definirsi Città Industriale, per le poche imprese, né Città dell’Artigianato, pur avendo la tradizione della ceramica, né Città Commerciale, con i negozi affogati dagli Outlet che crescono come funghi intorno. E’ agli ultimi posti in Italia per piste ciclabili, con 22 centimetri ogni 100 abitanti (fonte: Legambiente), mentre il Palazzetto dello Sport ‘vecchio’ è un capannone, quello ‘nuovo’ è un cumulo di macerie costato almeno 18milioni di euro, lo storico Vestuti è buono per le patate, il Palatulimieri sarebbe da abbattere e la Piscina Vitale è quasi inagibile (fonti: web). Ha un Porto Commerciale privo di ferrovia che soffoca la Città con i veleni dei tir e ostacola ogni altro possibile utilizzo alternativo. Le memorie storiche ‘presentabili’ ai turisti non vanno oltre le dita di una mano, compresa la Cattedrale, dell’XI secolo, e San Pietro a Corte, mentre almeno 10 Chiese, risalenti anche a prima del Mille, sono in gran parte in abbandono e i Monasteri, costruiti da ogni Ordine Religioso, sono utilizzati per attività civili o vuoti, degradati, distrutti. Della Scuola Medica, resiste un Museo Virtuale striminzito, e dell’Opulenta Salernum è rimasto solo il nome, per chi lo ricorda. Diversi Palazzi gentilizi sono in uno stato vergognoso, come gli Archi del IX secolo, unici al mondo (fonte: Sopr.), avvolti in un sudario, e come le Regge Longobarda e Normanna. Dalle fontane, antiche o moderne, non esce più l’acqua.
Per tutto questo, le memorie sono sconosciute ai più e c’è pure chi sostiene che la Città sia priva di storia. Sarebbe utile un ritorno a Scuola. Salerno è più grande di Pesaro, per abitanti, ma assolutamente inferiore, per tutto il resto. Bastano quattro semplici parametri: – per qualità della vita, Pesaro è al 25° posto, Salerno all’88°; – Pesaro ha chiuso il Bilancio 2022 con un Avanzo di € 68,4milioni; Salerno con un Disavanzo di € 172milioni da rimborsare con extra-imposizioni fino al 2044; – a Pesaro si investe sul futuro dei giovani, per dare ad essi “la libertà della conoscenza e la conoscenza della libertà”, a Salerno si pensa ad investire centinaia di milioni nello Stadio e in una piscina dedicata ai pescecani per il sollazzo degli sfaccendati; – a Pesaro la popolazione cresce da sempre, a Salerno decresce in picchiata, soprattutto perché i giovani preparati vanno altrove a costruire la loro vita.
Così, è ben difficile che, nelle attuali condizioni, la nostra Città possa ambire al titolo di Capitale della Cultura, mancando pure di un Assessore dedicato. Avrebbe molta strada da fare, prima, visto che rispetto anche solo a Pesaro sembra sia rimasta ai puntini, alle asticelle e ai pennini a cavallotto, come nelle elementari di una volta. Per ora, sarebbe più facile aspirare alle selezioni per lo Zecchino d’Oro.
*Ali per la Città
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