Fauceglia: Elezioni sarde e logica della coalizione: postvoto, i primi commenti - Le Cronache
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Fauceglia: Elezioni sarde e logica della coalizione: postvoto, i primi commenti

Fauceglia: Elezioni sarde e logica della coalizione: postvoto, i primi commenti

Dopo la vittoria di stretta misura, solo qualche migliaia di voti, in Sardegna, della candidata PD-5Stelle, Alessandra Todde, immediatamente sono squillate le trombe (o i tromboni) della sinistra: “questa vittoria può costituire uno spartiacque sulla scena politica nazionale” (Nardella); “le regionali sarde dimostrano che un’alternativa esiste” (De Luca Piero); “cambia il vento” (Edly Schlein); “i cittadini sardi hanno chiuso le porte a Meloni e soci e l’hanno aperta all’alternativa” (Giuseppe Conte). Toni trionfalistici che, però, omettono di considerare che i consensi maggiori dell’elettorato, in ragione del voto disgiunto, sono andati ai partiti del centro-destra, i quali hanno superato del 5% la coalizione della sinistra-sinistra. Se mai le elezioni sarde rappresentano un sostanziale appiattimento del PD sulle posizioni del movimento 5Stelle, dando luogo a quell’alleanza, significativamente voluta dalla Schlein, che non conserva alcun elemento programmatico o politico capace di attrarre il consenso dell’elettorato centrista.
Invero, le elezioni sarde sono un segnale politico da ascoltare con la dovuta attenzione. La coalizione di centro-destra deve indicare tempestivamente i propri candidati, senza eccessive polemiche interne, tenendo conto delle diversità politiche e culturali che coesistono al proprio interno, e, soprattutto, evitando di pretendere che il partito che ha il maggior consenso elettorale a livello nazionale imponga “di forza” il proprio candidato locale (il consenso guadagnato dalla Meloni non si traduce immediatamente nel consenso della propria squadra, non sempre all’altezza del leader). Si tratta di un vizio che, purtroppo, siamo costretti a constatare anche nelle competizioni locali, con candidati, a volte non rappresentativi dei territori e delle comunità, i quali vengono imposti alla coalizione, pur nella consapevolezza della loro palese insufficienza. Se si vuole davvero recuperare quell’elettorato che preferisce l’astensione, è importante ridare autorevolezza alla politica, e ciò rappresenta l’esatto contrario dell’imposizione, a meno che non sussista – ma lo escluderei – un implicito patto nascosto che prevede la divisione dei territori in relazione alle diverse competizioni (attribuendo a qualcuno il governo della regione e dei comuni, ad altri il risultato delle elezioni nazionali). E’ un segnale che non va sottovalutato nella nostra Provincia anche in occasione delle prossime elezioni comunali (ad esempio Sarno, Nocera Superiore, Baronissi), in cui il risultato positivo per la coalizione del centro-destra potrebbe essere messo in discussione dall’indicazione di candidati a sindaco “preconfezionati” da un solo partito politico, senza tener conto delle indicazioni pure provenienti dagli altri partiti della coalizione. Si tratta, diversamente dalla prassi in uso, di valorizzare la funzione che assume una coalizione tra forze che restano necessariamente distinte e che sono portatrici di diverse sensibilità. Questa è stata la conclusione che è emersa anche nei lavori del Congresso nazionale di Forza Italia, in cui Antonio Taiani, pur ribadendo la necessità della coalizione di centro-destra, ha riaffermato con forza l’adesione alla grande famiglia del Partito Popolare Europeo e l’importanza del contributo che questa esperienza e questa proposta può offrire agli alleati. Esiste anche nel nostro Paese e nei nostri territori, una forte domanda di serietà e di autorevolezza della politica, che trova le proprie ragioni in quell’elaborazione tradizionale del cattolicesimo civico e del liberalismo che ha caratterizzato da sempre la cultura del c.d. “centro moderato”, in cui si riconoscono anche altre formazioni oggi estranee al perimetro del centro-destra e con le quali è necessario “dialogare”, specie in presenza delle scelte compiute dal PD. Una sfida difficile, ma non impossibile, che dovrà necessariamente passare – a mio modesto avviso – per una riforma dell’attuale sistema elettorale, con le sue liste “bloccate”, ma che può adeguatamente svilupparsi anche nelle competizioni amministrative.
Giuseppe Fauceglia