Resistere, resistere, resistere. L’ombra di Saverio Borrelli nel giorno di Antonio Tajani a Salerno - Le Cronache
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Resistere, resistere, resistere. L’ombra di Saverio Borrelli nel giorno di Antonio Tajani a Salerno

Resistere, resistere, resistere. L’ombra di Saverio Borrelli nel giorno di Antonio Tajani a Salerno

di Michelangelo Russo

Era il gennaio del 2022. Francesco Saverio Borrelli, già Procuratore Capo di Milano negli anni di Tangentopoli, inaugura come Procuratore Generale l’anno giudiziario negli ultimi giorni di carriera prima di andare in pensione. Pronunzia la terribile frase che è il suo testamento di fedeltà alla Costituzione, mentre il Governo Berlusconi spara ogni giorno i suoi anatemi contro la Magistratura agitando la minaccia della separazione delle carriere e l’abolizione sostanziale dell’obbligatorietà dell’azione penale. Borrelli cita una frase di Vittorio Emanuele Orlando dopo la disfatta di Caporetto. “Resistere, resistere, resistere”. Si intende, sulla linea del Piave. E Borrelli evoca la linea del Piave di fronte all’arroganza del Cavaliere, che forse spera di arginare con le minacce l’ombra delle inchieste che lo porteranno poi alla condanna definitiva a quattro anni di reclusione, scontati ai servizi sociali. E’ un momento tremendo di scontro tra le istituzioni. Ma il grido di dolore di Borrelli scoraggerà l’ardimento delle truppe di Forza Italia. I rappresentanti di questo partito, presenti in aula all’inaugurazione di Borrelli, lasceranno l’aula dopo le parole di quest’ultimo, in segno di protesta. Quelle parole, tuttavia, resteranno simbolicamente scolpite nella pietra dei monumenti nazionali, al pari di un sacrario alla memoria dei caduti per la libertà della Nazione. Ed eccoci ad oggi. Nei giorni dell’anniversario della strage di via D’Amelia, si consacra a Salerno l’ultima torre del nuovo Tribunale alla memoria di un grandissimo giurista e politico del passato, Diego Tajani. Avvocato prima e poi Magistrato, era stato un eroe della seconda guerra di indipendenza. Fu Procuratore Generale prima di Catanzaro e poi di Palermo. Fu uno dei primi magistrati a combattere veramente la Mafia, denunziando le collusioni di questa con la Polizia e la Politica locale e nazionale. Fu eletto deputato del Regno nel 1874, nel collegio di Amalfi. Da qui il legame affettivo speciale che lo legò sempre con le nostre terre. Come politico, dopo essere stato Magistrato, esercitò difese memorabili, come quella di Francesco Crispi, di Giuseppe Passannante, attentatore di Umberto I, e di Giuseppe Garibaldi. Scelta migliore di Diego Tajani non poteva essere fatta dalla Corte di Appello di Salerno per legare l’ultima torre al nome di un giurista grandissimo. Oggi ci sarà la cerimonia ufficiale di fronte a tutte le autorità del territorio. Ma, ma, ma! C’è forse un’ombra imbarazzante, per circostanze non volute ma certamente beffarde che il destino talvolta presenta per turbare, in qualche modo, gli attimi di gloria delle cerimonie ufficiali.

Alla cerimonia di Salerno di oggi sarà presente il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, Segretario Nazionale di Forza Italia. Ma la scelta dell’invito, operata da chissà chi, non è stata felice per il momento storico che stiamo vivendo di rinnovato conflitto.

Non per la persona di Antonio Tajani, che, per sua natura, è una persona perbene e moderata per carattere e parole. Ma per ciò che rappresenta in questo momento: poche ore fa Tajani ha detto che l’abolizione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa (che è quello su cui è indagato in questi giorni Marcello Dell’Utri dalla Procura di Firenze per le stragi di Mafia del 1993) non è una priorità per il Governo Meloni. Come a dire, state tranquilli, non interferiremo sull’inchiesta. Ma ha anche detto che la priorità è la separazione delle carriere dei magistrati. E riecco la minaccia, allora, del 2022, che Saverio Borrelli rintuzzò. Tutti sanno che la separazione delle carriere prelude alle manovre di abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, e quindi al possibile controllo politico del Pubblico Ministero.

Così, oggi Tajani Antonio inaugura una sorta di monumento a Tajani Diego, che fu uno strenuo difensore ante litteram dell’indipendenza della Magistratura.

Ulteriore ironia della sorte. Antonio Tajani non ha nessuna parentela con Diego Tajani il giurista. L’unica parente certa, da parte di madre, di quell’eroe che fu Diego Tajani, è la collega Antonella Giannelli, andata in pensione, come abbiamo scritto, il primo luglio scorso. Abbiamo già parlato della sua coerenza e della sua forza di magistrato resistente e indipendente. Sono certo che, se anche non l’avesse afflitta negli ultimi anni la grave malattia che l’ha colpita, non avrebbe partecipato alla cerimonia di consacrazione del suo avo illustre alla presenza del Segretario di Forza Italia. Perché, al posto della sua persona, parlasse la sua assenza con tre sole parole: resistere, resistere, resistere!