di Arturo Calabrese
La campagna elettorale per il referendum abrogativo del 12 giugno entra nel vivo. Il Movimento 5 Stelle si schiera per il No, ritenendo addirittura inutile uno dei quesiti. È il caso di Michele Cammarano, consigliere regionale e presidente della Commissione Aree Interne. «Sulla riforma della giustizia – esordisce – in queste ore stiamo sentendo e leggendo ricostruzioni d’ogni tipo. La nostra posizione sui quesiti referendari proposti dalla Lega e dai Radicali è chiara: si tratta di interventi che, se realizzati, finirebbero per danneggiare profondamente il sistema giustizia, incidendo negativamente anche su questioni legate alla legalità, alla trasparenza e alla sicurezza dei cittadini. Siamo senza dubbio contrari a ciascuno dei cinque quesiti e – spiega Cammarano – ed invitiamo a votare cinque volte No. Tra l’altro, la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura, già approvata alla Camera e attualmente in discussione al Senato, potrebbe superare positivamente gran parte delle novità che si vorrebbero introdurre con il referendum. Come ribadito dal nostro presidente Giuseppe Conte, i referendum, così come sono concepiti, sono frammenti normativi che intervengono quasi come una vendetta della politica nei confronti della magistratura». Consigliere, il primo quesito riguarda l’abolizione della legge Severino. Cosa ne pensa? «L’incandidabilità in caso di condanna è un caposaldo del M5s. Si può discutere dell’impatto della legge attuale sugli amministratori locali sospesi dopo una condanna in primo grado, ma occorre farlo con una riflessione molto attenta, passando per un dibattito serio e approfondito. Di certo non è abrogando l’intera legge Severino che si va incontro alle esigenze del Paese. Non si farebbe un favore ai cittadini, alle amministrazioni locali e nemmeno ai sindaci. Su questo come sugli altri quesiti siamo nettamente per il No». Secondo quesito, limitazione delle misure cautelari… «Il tema delle misure cautelari è intimamente collegato a quello della sicurezza, un punto su cui non possiamo permetterci passi falsi, nell’interesse concreto dei cittadini. Anche in questo caso, siamo fermamente per il No». Magistrati e separazione delle funzioni è invece il terzo quesito. Quali sono le ragioni del no? «La rigida separazione delle carriere dei magistrati requirenti e di quelli giudicanti, rischierebbe di creare seri danni al nostro sistema giudiziario, con ricadute che andrebbero ben al di là delle dinamiche interne alla magistratura. Siamo per il No al terzo quesito, perché l’attuale comunanza di percorso iniziale tra pubblici ministeri e giudici contribuisce a scongiurare il rischio che si venga a creare una sorta di sistema accusatorio puro, in cui il pm si trasforma in una specie di ‘avvocato di polizia’. Dire No a questa possibile deriva significa mettere un paletto di fronte a chi vuole attenuare il principio d’indipendenza della magistratura. I magistrati non devono essere posti di fronte a una scelta di base per la loro carriera». Valutazioni sull’operato delle toghe: cosa ne pensa? «Il quarto quesito, se approvato, potrebbe aprire a possibili conflitti d’interesse, perché gli avvocati chiamati a valutare i magistrati, se pure in buona fede, si troverebbero nella posizione di poter fare pressioni sui togati. È un rischio che non può abbattersi sul consiglio giudiziario e deve essere evitato. Di qui la nostra contrarietà» E in merito all’elezione dei componenti togati del Csm perché voterà no? «L’eliminazione della raccolta firme per la candidatura al Consiglio superiore della magistratura non risolve nemmeno lontanamente il problema della deriva delle correnti e da sola non può produrre effetti concreti sul sistema elettorale. È una proposta che, se trovasse applicazione, risulterebbe forse non dannosa ma assolutamente inefficace. Il tema del sistema elettorale per il Csm deve essere affrontato in maniera organica all’interno di un più ampio intervento sul complesso dell’ordinamento giudiziario, come è stato fatto all’interno della riforma Cartabia e occorre continuare a lavorare affinché venga approvata definitivamente. Il quinto quesito è sostanzialmente inutile, quindi diciamo No».