Ravello. L’attualità del Ring secondo Lorin Maazel - Le Cronache Spettacolo e Cultura
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Ravello. L’attualità del Ring secondo Lorin Maazel

Ravello. L’attualità del Ring secondo Lorin Maazel
 Di Olga Chieffi
Sarà un appuntamento di grande forza evocativa quello in programma stasera alle ore 20, al Ravello Festival  che avrà ospite la SWR Symphonieorchester di Stoccarda, diretta da Robert Treviño per il concerto wagneriano, che sarà introdotto negli spazi dell’Hotel Caruso alle ore 18 da Stefano Valanzuolo. Verrà, infatti, proposto Der Ring ohne Worte il celebre adattamento orchestrale della Tetralogia wagneriana ideato da Lorin Maazel nel 1987. Si tratta di una poderosa sequenza sinfonica che condensa, in poco più di un’ora, i momenti salienti dell’Anello del Nibelungo, dall’Oro del Reno all’apocalittico Crepuscolo degli dei, senza l’intervento del canto ma preservando integralmente i materiali musicali originali. Non si tratta di un semplice montaggio, ma di una vera “drammaturgia strumentale” che restituisce, attraverso l’orchestra, la potenza simbolica e l’architettura sonora del capolavoro wagneriano. Un’occasione preziosa per ascoltare la grandiosità del Ring da una prospettiva nuova, quasi immersiva e accessibile, che esalta la scrittura orchestrale di Wagner in tutta la sua varietà e tensione narrativa. Fu questa  una sfida che affascinò Lorin Maazel. Persino i contemporanei di Wagner lamentavano il fatto che questo grande drammaturgo musicale non avesse composto sinfonie, lasciando così a direttori d’orchestra e orchestre non impiegate nei teatri d’opera solo una selezione molto ristretta di preludi e ouverture a loro disposizione. Lorin Maazel, egli stesso direttore d’orchestra, ha rimediato con il suo arrangiamento di “Ring Without Words”, una selezione dei quattro grandi drammi musicali di Wagner che suona essenzialmente come una lunga e sfaccettata sinfonia: un vero e proprio dono per i wagneriani che non hanno sedici ore per riascoltare quasi tutti i motivi, nonchè un’ottima introduzione per i neofiti dell’universo wagneriano. Il Ring è un dramma musicale che prevede scene e canto. Può una sintesi sinfonica rivelare gli elementi essenziali del suo codice musicale? Nell’affrontare questa difficile realizzazione Maazel s’impone una serie di regole: l’esecuzione dovrà essere senza interruzioni e nel rispetto dell’ordine cronologico, il passaggio da un’opera all’altra sarà giustificato sul piano armonico, d’obbligo l’uso di gran parte della musica già destinata all’orchestra senza aggiungere nulla che non sia di Wagner. Il rispetto di queste regole è, quindi, alla base della sintesi orchestrale in programma che si apre sulle prime note dell’ Oro del Reno e, seguendo lo svolgimento delle quattro opere, conclude con la scena dell’immolazione, il grande fuoco che distrugge il mondo degli dei. Il linguaggio di Wagner si identifica con l’orchestra i cui suoni legano i personaggi, ne sottolineano i sentimenti e accompagnano gli avvenimenti. Non tutti i motivi conduttori della Tetralogia sono presenti. Le transizioni tra le scene appaiono organiche. Gli dei (e le dee!) dell'”Oro del Reno” entrano nel Valhalla con potenza, prima che la tragedia dei fratelli incestuosi Sieglinde e Siegmund segua il suo corso affascinante e profondamente commovente, il padre Wotan fa cadere in un sonno profondo la sua “Valchiria” preferita, Brunilde, che ha disobbedito alla legge, e diffonde attorno a lei un magico incantesimo di fuoco. Lì, dopo molte avventure giovanili, Sigfrido, figlio dei fratelli di discendenza divina e in realtà suo nipote, la troverà e la risveglierà, ancora giovane e sotto incantesimo, con un bacio. Gli estratti intrecciati della parte finale, il “Crepuscolo degli Dei”, sono magnifici. Il “Viaggio di Sigfrido sul Reno” mostra l’eroe in viaggio dalla Roccia di Brunilde e può essere considerato un “poema sinfonico” che riassume succintamente il materiale di base del brano. Il corno è lo strumento principe, in un mix drammatico,  da Loge, al rapporto amoroso, dalla natura alle onde, prima che il crepuscolo degli dei splenda e le Figlie del Reno cantino i motivi della regola dell’anello, che poi condurranno alla Sala dei Ghibicunghi. Al luogo, quindi, dove ha luogo la marcia funebre che porta Sigfrido, ucciso da Hagen, alla sua sepoltura. Ritornano i motivi del “Viaggio sul Reno”, ma l’amore e la sofferenza delle Välsung dominano; le spade si scontrano tra dolore e consacrazione. Risuona una musica potente e violenta, imperiosa e gloriosa, ammaliante e pericolosa. La fine del mondo è vicina, e in un canto finale che incorpora chiaramente tratti della grande aria operistica nel flusso scintillante della musica, Brunilde fa accatastare “robusti ceppi” prima di “dare fuoco al magnifico castello del Valhalla”, getta l’anello rubato nel Reno e, insieme al suo cavallo, cerca la morte rituale nel fuoco in memoria del suo eroe benedetto. Ma la musica non evoca rovina, si volge al lirico canto delle Figlie del Reno e al motivo della redenzione. Gli dei bruciano, ma “uomini e donne” comuni li guardano morire. C’è speranza per un mondo senza ossessione per il potere e l’avidità? Oggi, purtroppo, come ieri.