di Marta Naddei
Rainone dice addio al suo residence extralusso immaginato al posto dello storico palazzo delle Poste di corso Garibaldi. Il Consiglio di Stato infrange i “sogni di gloria” della famiglia di costruttori, ribaltando la sentenza di primo grado del Tar Salerno che aveva dato loro ragione. Il “palazzone giallo” di Salerno è destinato a standard e poco importa che nel 2010 sia stato venduto dalle Poste alla Rainone Real Estate ad un costo di 21 milioni di euro. E’ un edificio destinato ad un pubblico servizio, lo è stato per tanti anni prima della cessione ai privati e, dunque, non può ritenersi assolutamente passibile di un cambio di destinazione d’uso a fini residenziali. Insomma, i giudici di Palazzo Spada (il presidente Riccardo Virgilio e i consiglieri Sandro Aureli, Raffaele Greco, Andrea Migliozzi e Umberto Realfonzo) hanno smontato pezzo per pezzo la sentenza pronunciata la scorsa estate dai colleghi della sezione salernitana del Tar che avevano dato ragione allo spin off immobiliare della famiglia di imprenditori edili, fondando la loro sentenza su un processo di “sdemanializzazione implicita” avvenuto all’atto della cessione dello stabile. Invece, a parere dei magistrati del Consiglio di Stato il dispositivo del Tar Salerno era ampiamente lacunoso e basato su un principio, quello della sdemanializzazione implicita, che non trova riscontro nel caso di specie. Motivo per cui è stato accolto il ricorso presentato dalla Provincia di Salerno – rappresentata dagli avvocati Ugo Cornetta e Marina Tosini (mentre la Rainone Real Estate si è affidata a Lorenzo Lentini). Dunque, il Palazzo delle Poste è considerato “standard pubblico” – lo è da decenni – e non può diventare un complesso residenziale e commerciale come invece immaginava Rainone nel suo progetto di residence extralusso affacciato sul mare, con tanto di negozi e uffici al suo interno. Tanto che gli stessi Rainone avevano presentato, redatto di proprio pugno, anche il progetto per la realizzazione dei box interrati nell’area della chiesa di san Pietro in Camerellis. E poco conta che la Rainone Real Estate avrebbe ceduto gratuitamente delle aree a compensazione dello standard perduto: nel palazzo delle Poste non possono esserci appartamenti di privati. La querelle amministativa relativa allo storico immobile è nata nel 2012: il Puc di Salerno doveva passare al vaglio della Provincia in virtù del Ptcp. E proprio da palazzo Sant’Agostino arrivò lo stop al cambio di destinazione d’uso del palazzo di corso Garibaldi: la Provincia chiese ed ottenne l’eliminazione delle previste destinazioni residenziali sostitutive degli standard situati su aree già di proprietà pubbliche, con l’evidente scopo di evitare un aumento del carico insediativo. Una prescrizione che fu recepita dal Comune con la delibera del Consiglio 39 del 2012 con cui venivano esclusi i fini residenziali dalle modifiche delle destinazioni d’uso delle aree destinate a standard. Una decisione che fu confermata anche dalla successiva variante al Puc del 2013 che blindò il vincolo a standar dell’area. Tutti provvedimenti che la Rainone Real Estate impugnò dinanzi al Tar, reclamando il possesso dell’area e l’autorizzazione a farne ciò che maggiormente gli aggradava. Ieri, però, il Consiglio di Stato ha scritto la parola fine alla vicenda. Una vicenda che si è caratterizzata comunque per la contrapposizione tra Comune diSalerno e la famiglia Rainone che, questa volta, al contrario di quanto accaduto per il caso Crescent, si sono ritrovati nemici.