Riflessioni sul vespaio suscitato dalla chiamata alle arti del Comune di Salerno, con la richiesta in dono di video da rendere fruibili alla popolazione, in tempo di pandemia. Il sito di Palazzo di città subissato da commenti negativi, da parte di numerosi artisti e di diversi protagonisti dello spettacolo nazionale. “Prendo un attimo riflessione – ha dichiarato Antonia Willburger – studiando ciò che sta avvenendo all’ estero, per presentarmi ai tavoli di concertazione che convocherò a breve, dedicati alle diverse arti, con proposte concrete per sostenere tangibilmente tutti gli operatori culturali”
Di OLGA CHIEFFI
“Questo è un nodo avviluppato, questo è un gruppo rintrecciato. Chi sviluppa più inviluppa, chi più sgruppa, più raggruppa”. Rubiamo il titolo al sestetto del secondo atto della Cenerentola di Gioacchino Rossini, che s’affaccia dal cielo del massimo cittadino, per venire a capo della bomba deflagrata in città, nella giornata di lunedì, quando il sindaco Vincenzo Napoli, per mezzo dell’assessorato alla cultura del comune di Salerno, ha lanciato un invito molto, troppo vago, circa la richiesta di video d’archivio, video originali, da “donare” all’ente e da far girare in primis sui canali social del comune, quindi, a disposizione di emittenti locali, TvWeb, radio, per rimpinguare, così, i vari palinsesti, che al momento “piangono” per mancanza di spettacoli, per lo “svago” della popolazione, termine che ha fatto anche balenare certo “svago” ai tempi del secondo conflitto mondiale. Amara illusione. Come immaginare una richiesta del genere in questi tempi, che vedono gli operatori della categoria, nel vero senso della parola, alla fame senza alcuna prospettiva per il domani? I teatri sono stati chiusi ancor prima delle scuole, e ripartiranno per ultimi, senza sapere ancora quando ed in che forma. Gli operatori della cultura e dello spettacolo sono fra i più colpiti dalle restrizioni messe in campo nelle ultime settimane. Per loro la situazione in Italia era, però, già profondamente instabile da molto tempo. La produzione di servizi legati allo spettacolo e alla cultura, infatti, va di pari passo con la precarietà, reggendosi, nella maggior parte dei casi, su lavoratori con pochissime garanzie che, in momenti di difficoltà come quello che stiamo vivendo, rischiano tutto e in prima persona. Non solo, ma molti operatori non beneficeranno del sussidio di disoccupazione perché costretti a lavorare durante l’anno “in nero” e la richiesta del “dono”, ha fatto traboccare un vaso già stracolmo. Questi i toni dei commenti, molti veramente duri e severi sul sito del comune, altri ironici, in particolare da parte di performer musicali e teatrali, che la pandemia ha reso totalmente invisibili. Dall’altro lato i pezzi da novanta, le bandiere della cultura cittadina, gli organizzatori dei festival Salerno Letteratura e Tempi Moderni, Linea d’ Ombra, la Bottega San Lazzaro con Il Teatro dei Barbuti e il regista Andrea Carrano, che non potevano certo declinare un tale invito, mentre i media comunali diventerebbero ulteriore vetrina e imprimatur istituzionale, anche di un format che già gira sui social, con preludio di comunicati stampa, il Teatro Casalingo, brevetto di ScenaTeatro. Ormai, dagli inizi di marzo si è tutti social, le Tv Web nascono come i funghi, anche a Salerno, per mano di Tino Coppola o a Maiori, canale del Maiori Music Festival del nostro amico clarinettista Salvatore Dell’Isola. Youtube è divenuto l’ufficio di collocamento per musicisti, con richieste di aiuto continue per raggiungere i mille iscritti, allo scopo di “monetizzare”, gli stessi danno anche lezioni e tutorati su strumenti non semplici (per suonare la tromba devi prima imparare a respirare come i cani quando hanno caldo, questa è certamente una delle ultime perle nere), poi ci sono i caffè con l’autore, i master di fotografia, i poeti, i flash mob e tanto altro. In questo contesto s’inserisce la richiesta del comune di Salerno, che è apparsa ai più senza filtri che possano garantire la qualità della scelta e della divulgazione, nei riguardi di un settore, in particolare quello musicale bistrattato e sempre più mortificato economicamente, nei vari aperitivi musicali, incontri e animazioni dei diversi siti storici della città, a volte invitati solo per la visibilità del nome sulla locandina, l’attestato da aggiungere nella cartellina dei titoli artistici, il credito scolastico, ha fatto innalzare, e non di poco i toni dei commenti. Ma la richiesta comunale, attraverso la rete e la stampa, ha varcato i confini cittadini e sulla pagina del comune di Salerno abbiamo letto parole di condanna e protesta da parte di artisti di tutt’Italia. Già, perché nel Paese in cui con “la cultura non si mangia”, la situazione di crisi provocata dalla pandemia si aggiunge il dramma della percezione diffusa – in primis a livello istituzionale – che esistano lavori di serie A e lavori di serie C. In quest’ottica, anche in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, prendere coscienza di questo fatto può essere un punto di partenza importante, un grido d’allarme che non deve essere ignorato, affinché si spinga la politica a fare la sua parte. In questo momento è fondamentale che lo stato faccia fronte al virus salvaguardando la salute dei cittadini in ogni modo possibile, ma non deve tralasciare la tutela dei suoi lavoratori prendendo provvedimenti immediati. Mentre sembra muoversi qualcosa anche a livello nazionale, l’Assessore alla cultura Antonia Willburger, che è stata subissata da proposte audio-video di vario genere e valore, anche da parte di istituti scolastici, ha dichiarato che prenderà qualche giorno di tempo, per studiare le soluzioni degli altri paesi attuate in questo campo, in modo da presentarsi ai tavoli di concertazione, che convocherà a breve scadenza, dedicati al teatro, alla musica, alla danza, al cinema, alla letteratura, con proposte concrete, in modo da offrire aiuti tangibili, facendo finalmente luce su di un settore molto esteso, praticamente al collasso.