Quella Tosca delle meraviglie - Le Cronache
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Quella Tosca delle meraviglie

Quella Tosca delle meraviglie

Fiorenza Cedolins, Ambrogio Maestri e Daniel Oren firmano la Tosca che ascolteremo stasera alle ore 22,30 e domani alle 18 su Lira Tv. Renzo Giacchieri realizza la gabbia precostruita da Giacomo Puccini. Superba l’orchestra che sposa l’intenzione di Scarpia, barone molto charmant, nel cui volto, ai tempi d’oggi, qualcuno  potrebbe intuire anche il profilo del nostro governatore Vincenzo De Luca

 Di OLGA CHIEFFI

Era il tempo di Natale del 2016, quando andò in scena la Tosca che stasera, alle ore 22,30 e domani alle ore 18, Lira Tv riproporrà per questa stagione tutta televisiva, in attesa che si rialzi il sipario del Teatro Verdi di Salerno. Stellare il cast: la crudeltà e l’ansia di Scarpia, interpretato da Ambrogio Maestri, mostro corrotto ma sincero, uomo di mondo e fedele servitore dell’autorità, in cui qualcuno potrebbe intravvedere anche il profilo del nostro governatore, Vincenzo De Luca, proprio nel comando a Spoletta “Tre sbirri… Una carrozza…Presto! Seguila! Dovunque vada!… non visto!Provvedi!”,  la tenerezza di Tosca, avrà la voce e in particolare le qualità attoriali di Fiorenza Cedolins, al pittore Cavaradossi, darà vita Gustavo Porta attaccato alla vita e al piacere con ingenuità poetica, a completare il cast il basso Carlo Striuli, sarà Cesare Angelotti, e la abituale triade Nardinocchi, Pittari e Boisseau, ricoprirà i ruoli del sagrestano, Spoletta e Sciarrone. La cornice dei luoghi, mossa con estrema abilità fra una chiesa fastosa, una sala di palazzo con annessa stanza dei tormenti, e il carcere per i condannati a morte, schizzante una Roma tra fede e potere e il conflitto fra la voluttà e la carne martoriata, fra la sete vitale e l’oppressione, il tutto elevatesi a monumento sepolcrale, porterà la firma di Renzo Giacchieri, sotto un cielo stellato schizzato dalle luci di Jean Baptiste “Tittì” Warluzel. Tosca è una partitura che Daniel Oren ama e qui adatta l’orchestra a questi cantanti, procedendo ad un lavorio di cesello che non disarticola mai, andando, a cogliere infallibilmente la sintesi delle linee dinamiche, di una partitura che risulta, stavolta, tersa e aerea per il disegno drammaturgico e il disegno espressivo. La voce dei cantanti è andata ad esprimere segni di creature nude di ogni idealità, puro sussulto psicologico, schiavi di se stessi, della loro parte più oscura, annientati definitivamente dal corsivo della vita. In Tosca la disperazione si imbeve di politica, e di quell’intrecciarsi del potere laico con l’altare che è stata la linea difficile della nostra storia unitaria dal settembre del 1870 in poi. Ambrogio Maestri, l’eccellenza assoluta del baritono buffo, adorato Falstaff o Dulcamara, che rivedremo in ottobre, proprio nell’Elisir d’amore, porta il pubblico quasi a parteggiare per il subdolo charme del barone Scarpia, che non appare per intero mostro mefitico e corrotto, quale è, ma sincero uomo di mondo e fedele servitore dell’autorità, che in “Tre sbirri,  una carrozza”, che rivela il personaggio, addomestica anche l’orchestra, con il suo canto perfetto, rotondo e la sua recitazione elegante, mai malvagia, come si addice al sanguinario capo della polizia segreta. Fiorenza Cedolins è la Tosca italiana per eccellenza, splendida nella voce e nella recitazione ben definisce gli strappi vocali che costellano la sua parte, srotolando d’esperienza il velluto della sua voce, in quelle pause di disteso lirismo, e nell’ attesissima “Vissi d’arte” che fa testo a sé. A Gustavo Porta vanno riconosciuti i meriti di uno sforzo che, però, più di una volta, diverrà enfasi uniforme, in particolare nel primo atto, mentre, la più compiuta e appassionata confessione di Cavaradossi “E lucevan le stelle”, così come, “O dolci mani mansuete e pure” risolleverà la performance. Il coro è diretto da Tiziana Carlini e le voci bianche preparate da Silvana Noschese, mentre il pastorello avrà la voce di Aiscia Husanait. Finale firmato interamente dall’orchestra e dai nostri legni. Lo sfondo d’amore fra l’eroina e il suo Mario è la sontuosa evocazione del paesaggio romano. Daniel Oren ne offrirà la pantografia musicale, con gli improvvisi incendi convulsi, e le sfibratezze necessarie dei violini, che guidati da un’impeccabile Daniela Cammarano, sembrano lacerarsi nelle sete esotiche, unitamente ai legni, di Valeria Serangeli, Hernan Gareffa e Antonio Senatore.