Quando Salerno si trovò al centro delle operazioni militari dello sbarco - Le Cronache
Salerno

Quando Salerno si trovò al centro delle operazioni militari dello sbarco

Quando Salerno si trovò al centro delle operazioni militari dello sbarco

Il 3 settembre, l’Arcivescovo Primate Nicola Monterisi riunto il clero ordinò loro di restare al proprio posto a guardia dei luoghi di culto e delle case, che abbandonate dai parrocchiani, erano in balia di ladri e saccheggiatori, per Don Felice fu una continuità di condotta già tenuta. La riunione seguì uno degli ultimi bombardamenti sulla città nella quale il vescovo rimosse il parroco del Sacro Cuore perché aveva abbandonato la parrocchia e affermò che “ il restare vicino ai propri fedeli doveva esser fatto anche a costo della vita”. Quando Salerno si trovò al centro delle operazioni militari dello sbarco per i Pastenesi, divenne ancora più difficile presidiare case e masserizie, molti non si allontanarono scavando buche sotto gli alberi tenendosi a vista gli uni con gli altri, segnalandosi vicendevolmente avvicinamenti di truppe o mezzi. Anche in quei giorni il prete non modificò il suo comportamento. Quando iniziò lo sbarco, i tedeschi finallora accampati nei Picarielli si appostarono in alto sulle colline, mentre gli inglesi sempre in piccole pattuglie si muovevano dal mare verso le stesse, con movimenti continui principalmente su tale direttrice. Il rione non fu interessato da soverchi combattimenti, anche se la notte dello sbarco alcuni tedeschi rimasti a presidio della linea ferrata, furono sorpresi dagli inglesi ed eliminati. In quei giorni dalle colline circostanti la piana di Pastena giungevano gli echi di spari e combattimenti alternati a lunghe pause. La situazione resto tale fino al pomeriggio del 15 settembre quando nella zona della chiesa si videro alcune colonne militari inglesi ridiscendere ordinatamente verso Pastena. Un anziano parrocchiano, emigrato ragazzo a New York e rientrato con qualche dollaro esprimendosi in inglese, chiese ai militari se stessero ritirandosi. L’inglese disse che avevano avuto ordine di attestarsi tra la ferrovia e il mare in attesa di sviluppi e ordini. Quella notte sarebbe stata quella del contrattacco tedesco per respingere l’intera operazione Avalanche in mare, fu anche l’ultima notte in vita di Don Felice e due giovani di A.C. “All’una e trenta” di notte un “ordigno caduto da un aereo tedesco” si “infilò sotto la casa canonica rivoltandola sotto sopra con lo scoppio”. Il crollo della casa parrocchiale provocò la morte di Michele Greco, del ragazzo Matteo Rufolo e di don Felice. All’alba con i combattimenti sulle colline ancora in corso, i pochi parrocchiani presenti nei campi, disperati presero a scavare tra le macerie. Furono necessari tre giorni di lavori estenuanti per estrarne i corpi ormai esanimi. “Per prima fu e ritrovato Michele, poi Matteo in ultimo don Felice che tra le mani stringeva la corona del rosario”. “Le lancette del suo orologio, con il vetro rotto, si erano fermate all’una e mezza”. L’ora in cui dal Paradiso di Pastena la sua anima era volata diretta al Paradiso celeste. Con la battaglia in corso non fu possibile tenere un rito funebre, fu pure impossibile trovare idonee bare, “i corpi furono trasportati nella casa dei Greco, posta nei pressi del monumento”. I fedeli riuscirono a comprare alcuni tavolati e costruire artigianalmente le casse funebri, “si dovette far ricorso ai legni dei letti della stessa famiglia per chiudere completamente i feretri”. Tre loculi furono scavati nel giardino parrocchiale, dove le salme furono provvisoriamente inumate. I tre furono seppelliti nel giardino del Paradiso di Pastena mentre intorno a loro l’inferno dell’Operazione Avalanche continuava.
Giuseppe MdL
NappoGruppo Scuola Maestri del Lavoro
del Consolato provinciale di Salerno