Non c’è festa senza la sua musica. In una giornata come non mai grigia, la nota d’entusiasmo di evocare il nostro luminoso passato per guardare avanti è stata affidata al Corpo Bandistico “Lorenzo Rinaldi” di Giffoni Valle Piana, diretto dal Maestro Francesco Guida
Di Olga Chieffi
In un grigio e silente 25 aprile, LXXVII anniversario della Liberazione, segnato dall’ultimo colpo di coda della pandemia ma, inaspettatamente, anche da ben due mesi di guerra, dalla quale non si prevede immediata via d’uscita e che, purtroppo, nell’immaginario di tanti pare lontana, l’unica nota d’entusiasmo, quell’evocazione del nostro luminoso passato, è stata affidata al Corpo Bandistico “Lorenzo Rinaldi” di Giffoni Valle Piana, diretto dal Maestro Francesco Guida. Ognuno ha potuto riflettere nel proprio sentire sulla parola la libertà che non è un valore gratuito, esistente automaticamente o una condizione che si mantiene da sola. Un momento, questo, per riaffermare che la libertà va difesa giorno per giorno e che tutti noi dobbiamo tenere sempre gli occhi ben aperti se vogliamo custodire questo bene prezioso, che garantisce alle persone di vivere al meglio possibile. La cerimonia ha compreso le abituali tre tappe, con le autorità civili, militari e religiose, i sindaci dei comuni della provincia, i rappresentanti delle Organizzazioni sindacali e delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, gli studenti della Scuola Media “G.Lanzalone” e i cittadini riuniti in Piazza Vittorio Veneto, dove sono stati resi gli onori ai caduti e al Partigiano Tenente Ugo Stanzione, indi ricordati i caduti del mare e le medaglie d’oro della Resistenza, in piazza Cavour, forse, quest’anno un po’ affrettate, con i discorsi doverosamente rivolti ad una Resistenza per la Pace, non solo in Ucraina, ma in tutto il mondo. Un concetto di Ri-esistenza, quindi, allargato, oggi, nel ricordo di quell’impresa storica di un popolo compiuta per libera scelta di milioni di uomini e donne semplici, che di essa furono protagonisti in senso pieno, creatori e corresponsabili. Non una decisione imposta, ma una scelta contro ciò che veniva imposto; non l’inquadramento forzato in un esercito istituzionale, per una guerra decisa dall’alto, ma la costruzione volontaria di un esercito dal nulla, di un esercito di liberi e uguali. Una disciplina ferrea, ma derivante dalle esigenze della lotta liberamente intrapresa, e costantemente corretta e rafforzata dal carattere collettivo delle decisioni. Una democrazia piena, vissuta come costante compartecipazione di tutti ai problemi, e alle scelte, collettivi: la democrazia più piena e più alta, che la storia d’Italia abbia mai conosciuto. Non deve essere retorica, non è agiografia, sono i tratti caratteristici della Resistenza, così come è stata vissuta da “un popolo alla macchia”, da un popolo che si è dato organizzazione, strutture militari e politiche, giornali, codice civile e morale, senza l’intervento di apparati coercitivi separati dal popolo stesso, anzi, contro il potere armato esistente. Nel programma di marce scelte dal M° Guida si è intravisto un filo rosso intenso principiato con Liberty March dell’indimenticato Franco Cardaropoli, Amici veri, una delle composizioni più amate di Vincenzo Cammarano e ancora, Caggiano, marcia firmata da Antonio Imparato, orgoglio del magistero salernitano, e ancora, Capricciosa, una marcia caratteristica di Luigi Ingo, Gloriosa, marcia sinfonica di Giovanni Orsomando, Primi passi di Vincenzo Corino, fino ad Omaggio Floreale di Maurizio Cancelli, e agli inni di prammatica, quali La leggenda del Piave, il Canto degli Italiani e Bella Ciao, in una scaletta che questa volta, non a torto, non ha visto l’inserimento delle marce americane, Semper Fidelis inno del Corpo dei Marines o Star & Stripes Forever, entrambe di John Philip Sousa. In piazza, infatti, si è gridato Italia fuori della Nato, un’alleanza che avrebbe dovuto sciogliersi quel Natale del 1991, quando Gorbaciov consegno i suoi poteri presidenziali, incluso il controllo sul nucleare e che invece oggi si ritrova con ben 16 stati in più dalla sua fondazione, nel 1949. La sfilata su di un Lungomare quasi del tutto impresentabile e impraticabile ha cancellato l’abituale breve matinée della banda, ma a bandiere rosse e tricolori quasi del tutto ri-arrotolati, la richiesta di eseguire ancora una volta Bella Ciao ha ravvivato la strada di colori, emozioni, ricordi “… con il taglio/ridente della bocca, pieni gli occhi/piena la mano nel suo pugno: il cuore/d’improvviso ci apparve in mezzo al petto.” (Alfonso Gatto)