di Andrea Pellegrino
«La delibera sul nuovo Pua di Santa Teresa è stata redatta da dirigenti e da organi politici incompatibili». Questa è una delle cinque osservazioni che presentano Italia Nostra e No Crescent alla variante approvata dalla giunta comunale all’indomani delle “prescrizioni” imposte dal Soprintendente Gennaro Miccio all’opera di trasformazione urbana di Santa Teresa – ossia al Crescent e alla Piazza della Libertà. «Il parere – dicono – risulta firmato da un meglio specificato “funzionario delegato” ingegnere Pietro Cavallo. È evidente l’incompetenza di un soggetto funzionario delegato, non è dato comprendere in base a quale norma egli sia stato nominato. Inoltre la delibera rappresenta reiterazione dei reati oggetto del processo penale in corso presso il Tribunale di Salerno, da parte di amministratori e dirigenti comunali incompatibili, rinviati a giudizio». Ancora per gli ambientalisti, dopo la rinuncia alle edificazione delle Torri dell’Autorità Portuale, del Comune di Salerno e dell’edificio Trapezio da destinare a sede della Capitaneria di Porto, il nuovo Pua non «ha più valenza pubblica ma bensì si tratterebbe di una mera costruzione privata». Ma tra le osservazioni che muovono, c’è «l’impossibilità urbanistica di edificare le volumetrie su superfici che sono ancora di proprietà del demanio». Il Comune di Salerno, infatti, non è proprietario dell’intera superficie: alcune aree sono ancora di proprietà del demanio e non ancora sdemanializzate. «Si tratta di circa 20mila metri quadri. Area dichiarata, tra l’altro, di preminente interesse nazionale e per la sicurezza della navigazione, come emerge da una nota del Ministero delle Infrastrutture». Ancora mancherebbero standard pubblici nonché alla base di tutto ci sarebbe un parere della Commissione per il paesaggio e della Soprintendenza, «reso non su un progetto. E’ una autorizzazione – dicono – paesaggistica illegittima che in ogni caso non poteva essere rilasciata in via postuma. Le opere attualmente in essere sono totalmente abusive». Ma ci sarebbe anche una «incompatibilità geologica ed idrogeologica dell’intero Pua. «I pareri – dicono Italia Nostra e No Crescent – dell’Autorità di Bacino emessi sul precedente Pua, sono insufficienti. E’ emersa in ogni caso la assoluta inattuabilità del Pua in relazione alle vigenti Misure di Salvaguardia della Costa emanate dalla medesima Autorità di Bacino. Tali misure, com’è noto non consentono alcuna modifica della costa, l’edificazione sull’arenile, la deviazione del torrente e della relativa foce, etc». Infine sul Fusandola e la sua deviazione. «Il comune di Salerno ha proceduto a deviare il torrente Fusandola, sottoposto a strettissimo regime vincolistico, addirittura utilizzando un provvedimento di occupazione temporanea di 4 anni) per la sua deviazione. Il Puc non prevede la deviazione del torrente Fusandola. Il torrente è gravato (tra gli altri) da specifico vincolo in quanto iscritto nell’elenco delle acque pubbliche della provincia di Salerno. Mai sono state richieste tutte le necessarie autorizzazioni presso gli enti competenti». «Il Fusandola – proseguono gli ambientalisti – a seguito dell’alluvione del 1954 che ha causato oltre 100 morti, è stato vincolato “dallo sbocco all’origine” , ancorché già ai primi del ‘900 il corso del torrente risultava già vincolato. Tali vincoli non sono stati giammai rimossi. Per la rimozione degli stessi avrebbe dovuto essere adottato un provvedimento da parte del Ministero delle Infrastrutture e trasporti, in uno ad altri ministeri (Ambiente, e Beni Culturali), nel caso di specie inesistente».