Progressioni verticali in deroga, un concorso mascherato - Le Cronache Attualità
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Progressioni verticali in deroga, un concorso mascherato

Progressioni verticali in deroga, un concorso mascherato

di Erika Noschese

Valorizzare e motivare i lavoratori che, in questi anni, hanno dato tanto al Comune di Salerno, senza ricevere in cambio alcuna gratificazione di carriera. È quanto chiede un agente di polizia municipale che sceglie di mantenere l’anonimato a tutela della sua privacy. In servizio da 36 anni, l’agente ha scritto di recente al sindaco Vincenzo Napoli e all’assessore alla Sicurezza e Polizia Municipale Claudio Tringali per denunciare lo stato di immobilismo che ormai da diverso tempo caratterizza le progressioni verticali in deroga. Il dipendente comunale ha infatti evidenziato che non vi è alcuna connessione tra la norma attualmente in vigore e i regolamenti stilati per le progressioni e definisce «incomprensibile» il silenzio del sindaco e dell’ex magistrato Tringali che, ad oggi, non hanno assunto alcuna posizione rispetto alla vicenda e dovrebbero invece chiarire la loro posizione: l’amministrazione dovrebbe voler valorizzare e motivare le professionalità che per anni sono rimaste ferme a un livello inferiore perché non avevano il titolo di studio che avrebbe permesso loro il passaggio al livello superiore. «Diventa del tutto evidente che, a fronte di quanto sopra rappresentato con i vari regolamenti stilati, non si utilizza questa norma per lo scopo prefisso dal legislatore, ma si maschera un vero e proprio concorso dietro la stessa che, evidente e ribadito, ha tutt’altro scopo», ha denunciato il dipendente, che chiede all’amministrazione, a questo punto, di indire un concorso al quale possono partecipare solo coloro che hanno i titoli per farlo. «Perché il Comune di Salerno ha aderito con lo 0,55 del bilancio 2018 alle progressioni verticali in deroga se era palese l’intenzione di fare un concorso? Laddove oltretutto rimane evidente che, dette progressioni, restano fuori dalle piante organiche e non prevedono graduatorie e conseguenziali scivolamenti delle stesse – ha aggiunto l’agente – È evidente e penso incontestabile il fatto che in queste progressioni verticali in deroga vi sono incomprensibili omissioni di scrittura, di fatti; sia nella delibera, che nelle varie bozze di regolamento finora presentate, seppure si faccia riferimento a detta norma, nel titolo resta scritto “progressioni verticali” dimenticandosi di riportare che sono in deroga». Ad oggi, infatti, diversi aspetti non risultano chiari, a partire dal titolo di studio, gli anni di servizio che dovrebbero interessare le progressioni, il limite di età. E poi la proposta: basare il nuovo regolamento su quello stilato dal ministero della Pubblica Istruzione per il passaggio tra le aree. Il dipendente infatti contesta che l’attuale bozza mira a favorire alcuni dipendenti a discapito di altri, penalizzando nuovamente le assunzioni classe ’89, reduci da un «concorso (per la fascia “D”) farsa del 2009, dove la graduatoria, che in un primo momento fu fatta scivolare per tre persone, è poi rimasta bloccata e poi annullata! Seppure in pianta organica si liberavano numerosi posti! Per l’analogo concorso del 2010 riguardante gli altri settori del Comune di Salerno, la graduatoria è stata esaurita nel corso degli anni. Nel 2023, nonostante il Comune di Salerno aderisse alle progressioni verticali in deroga, è stato fatto un concorso per 4 unità per la fascia “D”! Vi è stata quindi la volontà dell’Ente di rimpinguare la pianta organica con detto concorso, nonostante si potessero poi fare 15 posti fuori pianta organica con le progressioni verticali in deroga! Chiaro che dopo detto concorso, sono evidentemente nate altre esigenze (pianta organica “D” diminuita di oltre il 50% a causa di pensionamenti e decessi, e quindi si è pensato di rimpinguare detta pianta organica, utilizzando le progressioni verticali in deroga a mo’ di concorso», ha aggiunto. Obiettivo delle progressioni in deroga, ha chiarito il lavoratore, non deve essere quello di una premialità per i “vecchi”, ma valorizzare e motivare lavoratori, che pur avendo le capacità, restavano al livello inferiore, perché non avevano il titolo di studio che gli permettesse il passaggio al livello superiore. E poi l’attacco diretto alle Rsu che – a detta del lavoratore – non avrebbero agito nell’interesse del lavoratore ma, verosimilmente, per mandare avanti alcuni prescelti.