di Erika Noschese
L’Europa è alle prese con un’emergenza sanitaria silenziosa ma in rapida crescita: l’aumento delle infezioni da malattie sessualmente trasmissibili (Mst), in particolare la gonorrea.
I dati più recenti rivelano un quadro preoccupante, con l’Inghilterra che si prepara ad avviare la prima campagna vaccinale al mondo contro questa malattia, segno della gravità della situazione. Nel 2023, il Regno Unito ha registrato un triplicarsi delle diagnosi di gonorrea rispetto al 2012, con oltre 85.000 casi. Anche l’Italia, seppur con numeri inferiori (2.355 casi nel 2023), non è immune da questa tendenza.
Per fare chiarezza su questo fenomeno e comprendere meglio le sue implicazioni, abbiamo interpellato il prof. Paolo Verze, docente di Urologia presso l’Università degli studi di Salerno e Direttore della Clinica Urologica della AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona. Con il prof. Verze, approfondiremo le cause di questo allarmante aumento, dalla diminuzione dell’uso del preservativo alla maggiore incidenza tra alcune categorie di persone, e discuteremo le sfide poste dalla crescente resistenza agli antibiotici del batterio Neisseria gonorrhoeae, che rende sempre più difficile il trattamento della malattia.
Il batterio della gonorrea sta sviluppando resistenza agli antibiotici. Qual è la situazione a Salerno e in Campania per quanto riguarda la resistenza agli antibiotici nei casi di gonorrea? Quali sono i protocolli terapeutici che vengono adottati in questi casi?
«In Campania, l’organo principale per il controllo delle infezioni, sia all’interno degli ospedali che in generale nel sistema sanitario regionale, è il Comitato di Controllo delle Infezioni Correlate all’Assistenza (CC-ICA), che opera all’interno di ogni presidio ospedaliero.
A livello regionale, la Regione Campania si avvale dell’ICAARO web (Osservatorio web sulle Infezioni Correlate all’Assistenza e sull’Antibiotico Resistenza) e del Sistema Regionale di Sorveglianza dell’Antibiotico Resistenza (Si.Re.Ar.), per cui esistono tutti i requisiti fondamentali per un corretto monitoraggio della situazione. Va poi precisato che a monte di questo controllo, le principali società scientifiche di settore, sia internazionali che nazionali, mettono a disposizione linee guida estremamente precise e basate sull’evidenza scientifica che andrebbero sempre tenute in considerazione dagli specialisti prima di prescrivere le terapie antibiotiche».
Il vaccino MenB, usato in Inghilterra, offre una protezione stimata del 30-40%. Quali sono, a suo parere, le prospettive future per un vaccino più specifico ed efficace contro la Neisseria gonorrhoeae e quali implicazioni avrebbe per la salute pubblica?
«È evidente che questa forma di vaccino attualmente approvata rappresenta il prodotto preliminare della ricerca farmaceutica nel settore. Consultando i siti web dedicati, ho riscontrato un grosso fermento nella ricerca sull’argomento, documentato da decine di studi in diverse fasi di avanzamento. Sono convinto che nell’arco di qualche anno avremo a disposizione nuovi vaccini, in grado di offrire efficacie di copertura decisamente superiori a quella attuale. Molto poi dipenderà da quanto il problema clinico continuerà a rappresentare una emergenza sanitaria: maggiore sarà l’impatto, maggiore sarà sforzo del settore farmaceutico nel mettere a disposizione armi preventive efficaci. Il Covid ce lo ha dimostrato ampiamente!»
La fascia di età media in cui si è riscontrato il maggior numero di casi di gonorrea è tra i 16 e i 25 anni, con particolare riferimento a ragazzi e uomini omosessuali o bisessuali. Abbiamo riscontri simili anche da noi, o è ipotizzabile che la prospettiva possa essere questa anche qui, nel medio-lungo termine?
«Quando i ragazzi e le ragazze non ricevono informazioni chiare e complete su temi come la prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili, l’uso del preservativo, il consenso e le relazioni sane, rischiano di fare scelte meno consapevoli. Questo può portare a un aumento di infezioni come la gonorrea, altre malattie sessualmente trasmissibili e gravidanze non pianificate. Inoltre, la mancanza di educazione può contribuire a creare tabù, malintesi e a una scarsa comunicazione su questi argomenti, rendendo più difficile per i giovani sentirsi sicuri nel chiedere aiuto o informazioni. Promuovere un’educazione sessuale aperta, corretta e rispettosa è fondamentale per aiutare i giovani a crescere con consapevolezza, rispetto e responsabilità».
Oltre all’uso del preservativo e, potenzialmente, alla vaccinazione, quali altre misure preventive fondamentali raccomanda per la popolazione di Salerno e della Campania per ridurre il rischio di contrarre la gonorrea e altre MST?
«Direi che a prescindere dalla provenienza geografica, diventa di fondamentale importanza promuovere questo tipo di messaggio culturale nei giovani: Parlare apertamente e senza tabù: Creare un ambiente di fiducia in cui i giovani si sentano liberi di fare domande e condividere dubbi senza paura di giudizi; Fornire informazioni accurate: Utilizzare risorse affidabili, come siti web di organizzazioni sanitarie, che spiegano in modo chiaro e semplice temi come il sesso sicuro, le infezioni sessualmente trasmissibili e il consenso; Promuovere l’uso del preservativo: Sottolineare l’importanza di usare il preservativo per prevenire le infezioni e le gravidanze indesiderate; Insegnare il rispetto e il consenso: Spiegare che ogni rapporto deve essere basato sul rispetto reciproco e sul consenso libero e consapevole. Questo tipo di obiettivo si può raggiungere esclusivamente chiamando in causa tutti gli attori coinvolti nel processo: genitori ed insegnanti in prima istanza, favorendo programmi scolastici di educazione sessuale e coinvolgendo le famiglie per creare un dialogo aperto e continuo. Il tutto con il supporto dei medici di base e delle strutture sanitarie territoriali, come i consultori».





