Cinque anni e quattro mesi di reclusione: questa la pena richiesta dal pubblico ministero Fittipaldi a carico degli imputati nel processo per l’ospizio lager di Acerno, che hanno scelto di essere giudicati con il rito dell’abbreviato. La sentenza dovrebbe essere emessa dal Pm Pietro Indinnimeo il prossimo 29 novembre, nella stessa data dovrebbero es- sere anche decisi i rinvii a giudizio. La richiesta di pena e arrivata a seguito della visione di tutti i filmati depositati agli atti. Nel collegio difensivo tra gli altri Angelo Mancini, Francesco Rizzo. Era l’autunno del 2016 quando i carabinieri hanno posto la parola fine alle sevizie e maltrattamenti ai danni degli ospiti della casa di cura. Razioni di cibo minime, schiaffi, minacce, bestemmie, strattoni. Erano queste, come dimostrano le intercettazioni audio e le riprese video agli atti dell’in- chiesta, le condizioni quotidiane di vita per una trentina di anziani e sofferenti psichici ospiti in una casa di cura ad Acerno. Non avevano spesso neanche il permesso di comunicare con i propri parenti e non potevano usufruire liberamente dei servizi igienici. A far scattare l’in- chiesta sui gravi maltrattamenti che avvenivano nella sala comune della casa di riposo di Acerno sono stati due ex dipendenti.È stato gra-zie ai loro racconti, a tratti raccapriccianti, che è partita l’inchiesta della procura di Salerno, coordinata dal procuratore aggiunto Silvio Masillo e dal pm Francesca Fittipaldi. La prima denuncia è di un anno fa, a ottobre. La procura salernitana ottenne dal gip l’autorizzazione a piazzare delle telecamere per le intercettazioni ambientali.
I dispositivi furono collocati nel punto della struttura dove si svolge la vita della piccola comunità di anziani.