Processo coop: La difesa, nessuna corruzione - Le Cronache Ultimora
Ultimora Salerno

Processo coop: La difesa, nessuna corruzione

Processo coop: La difesa, nessuna corruzione

di Erika Noschese

Chiedono l’assoluzione perché il fatto non sussiste gli avvocati Giuseppe Della Monica, Gaetano Manzi e Giovanni Annunziata, rispettivamente legali difensori di Vittorio Fiorenzo Zoccola e Nino Savastano, entrambi coinvolti nel processo ribattezzato Sistema Salerno che ha coinvolto le cooperative sociali. Ieri, infatti, l’arringa difensiva prima dell’ultima udienza che si terrà il prossimo 15 dicembre. Il ras delle cooperative sociali, come era stato definito dai pubblici ministeri Elena Cosentino e Guglielmo Valenti, ha rilasciato dichiarazioni spontanee, evidenziando la difficoltà di questi anni, a livello emotivo ed economico. «Questo processo mi ha distrutto, economicamente e fisicamente – ha dichiarato Zoccola – Ho ampiamente dimostrato che avevo 68 dipendenti ma chi mi ha accusato oggi ha avuto un avanzamento di carriera mentre io sono stato distrutto. Ho molti dubbi, non c’è nessuno vestito cucito su misura dal Comune come dicono i periti. Prima del processo le mie cooperative fatturavano 3 milioni l’anno oggi non entra un solo centesimo». Zoccola ha puntato il dito contro Rosario D’Ecclesia, vice commissario di polizia. Proprio la difesa ha più volte evidenziato l’impossibilità di parlare di condotta che «non c’è mai stata». Il legale difensore di Savastano, l’avvocato Annunziata, parla infatti di «un accordo politico corretto», ribadendo che le proroghe concesse negli anni alle cooperative sociali sono legali. «Le intercettazioni sono sceniche, se ammesse ci sarebbe stato un processo scenico che non avrebbe portato a null’altro. Le proroghe hanno coinvolto il sindaco, la segretaria generale ma solo Savastano ne risponde, pur non essendo assessore al ramo», ha spiegato. Poi, i chiarimenti rispetto all’indirizzo di voto del presidente De Luca che in una famosa cena elettorale aveva chiesto ai dipendenti delle cooperative sociali di destinare il 30% dei voti a Franco Picarone e il 70% a Savastano: «condotta lecita, esclude la possibilità di un accordo. De Luca era consapevole che dall’altro lato Savastano aveva un competitor forte, non c’è nulla di male in questa richiesta». Annunziata ha poi ricordato che «si parte da un’anomalia e si prova a far passare il concetto di corruzione ma non c’è condotta nell’atteggiamento di Savastano. La Procura ha provato a cercare una corruzione, in modo maldestro». Sulla stessa linea la difesa dell’avvocato Manzi che a più riprese ha ricordato i rapporti pari a zero tra i due imputati. «Per le cooperative le proroghe sono una sciagura, loro volevano la gara». Si è soffermato sul noleggio della lavastrade l’avvocato Della Monica: «l’accusa si basa sulla presenza di Gerardo Zoccola, fratello di Vittorio, in Salerno Pulita ma la gara è stata gestita da un altro ufficio». E ancora: «L’accusa ha messo insieme fatti che riguardavano Zoccola e fatti che riguardavano Savastano per tirar fuori un ipotetico patto corruttivo che non c’è, non c’è mai stato. Le chiamate di Zoccola? Ma lui chiamava il mondo. Aveva la responsabilità dei suoi dipendenti e agiva solo ed esclusivamente nel loro interesse». Dopo tre anni, dunque, il processo si avvia a conclusione. Il Pm ha chiesto una condanna a 4 anni e 8 mesi per l’imprenditore Fiorenzo Zoccola e a 4 anni e un mese per il consigliere regionale Nino Savastano.