Nuovo rinvio per le primarie campane del centrosinistra che si dovrebbero tenere – il condizionale a questo punto è d’obbligo – il 22 febbraio. Si tratta della terza proroga di una consultazione inizialmente fissata per il 14 dicembre e già spostata al 18 gennaio prima, e al primo febbraio, poi. Un rinvio reso necessario dalle vicende giudiziarie che hanno colpito uno dei candidati in campo, il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, condannato per abuso d’ufficio e finito sotto la mannaia della legge Severino; una misura che di fatto non gli consente di assumere incarichi pubblici pena l’immediata sospensione. La proposta, avanzata all’unanimità dalla segreteria regionale in una riunione convocata d’urgenza, verrà ratificata dalla direzione che si esprimerà via web tra lunedì e martedì. Il rinvio era nell’aria, e al di là delle motivazioni ufficiali, risponde a varie esigenze. In primo luogo quella di prendere tempo per concordare con De Luca il suo ritiro dalla scena: un’ipotesi sulla quale l’ex sindaco di Salerno, che a caldo ha detto di non voler mollare, in realtà sta riflettendo complice anche il pressing dei vertici del partito che gli hanno fatto notare come la sua condanna ne minerebbe l’agibilità politica anche in caso di vittoria. La seconda ragione, di ordine istituzionale, è strettamente legata alla partita in corso per il Quirinale che si è preferito non sovrapporre a quella per le Regionali. Ma il rinvio rafforza anche i dubbi di chi pensa che le primarie possano saltare rilanciando la tesi di chi crede che sia ancora in piedi l’ipotesi di un candidato unitario capace di mettere tutti d’accordo. Un timore che deve cominciare a serpeggiare, se è vero che oggi uno dei candidati in corsa, Andrea Cozzolino, ha lanciato un messaggio ai suoi nel corso di una conferenza stampa in cui l’uso del condizionale e la richiesta di certezze l’hanno fatta da padrone (“si dovrebbe votare”, “dovrebbe essere l’ultimo rinvio”, e così via): “Se il partito – ha ammonito – lavorasse per evitare le primarie minerebbe quello che i sondaggi dicono, e cioè che possiamo vincere solo attraverso la partecipazione democratica”. Come a dire: niente scherzi. “Ora basta – ha aggiunto – si vada diritti all’appuntamento del 22 febbraio. Non esiste percorso alternativo alle primarie. Noi andiamo avanti”. E poi quasi a esorcizzare la prospettiva di un azzeramento: “Non esistono altri candidati oltre quelli in campo”.
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