Pressioni sulle nomine Asi: Giuseppe Canfora e Bruno Di Nesta condannati anche in Appello per tentata concussione rispettivamente a due anni e un anno e 4 mesi di reclusione con pena sospesa. Confermata quindi la sentenza di primo grado per dei fatti accaduti quando l’attuale sindaco di Sarno ricopriva l’incarico di presidente dell’Ente Provincia di Palazzo Sant’Agostino e Bruno Di Nesta, all’epoca segretario generale di Palazzo Sant’Agostino. Furono le dichiarazioni di Gianluigi Cassandra, che in qualità di presidente dell’Asi denunciò il caso di presunto spoil system. Secondo l’accusa, infatti, nel 2013 i nuovi vertici della Provincia misero in atto delle pressioni per le nomine al consorzio delle aree destinate allo sviluppo industriale. Per i magistrati fu Cassandra a ricevere da Di Nesta un sms in cui lo si invitava a soprassedere dalla nomina dei revisori dei conti dell’Asi, in quanto la governance della Provincia di Salerno era passata dal centrodestra al centrosinistra e l’intero assetto di società e consorzi partecipato sarebbe stato di lì a poco mutato. Ma l’allora presidente dell’Asi non si adeguò, dispose le nomine e da quel momento si avviò un braccio di ferro che sarebbe durato per mesi, a colpi di attacchi politici e ricorsi alla giustizia amministrativa. Il 17 ottobre del 2013 Cassandra si vide recapitare un decreto di sospensione temporanea di tutti i rappresentanti della Provincia nel consorzio. Decreto che fu subito impugnato al Tar e sospeso sia dai giudici di primo grado che dal Consiglio di Stato. Canfora, in qualità di presidente della Provincia, ci avrebbe riprovato qualche mese dopo, giustificando il rinnovo del Consiglio d’amministrazione con il venir meno del rapporto di fiducia. Anche quel provvedimento fu impugnato e successivamente la Provincia decise di revocarlo in autotutela. Lo scontro politico si è risolto poi quando Cassandra si è dimesso per candidarsi a sindaco di Salerno. L’indagine penale però è andata avanti, confermando l’iniziale ipotesi accusatoria. In Procura le prime determinazioni erano state per un’archiviazione del procedimento, per assenza di profili penali. Ma quando quella richiesta di archiviazione fu formulata, il gip Sergio De Luca decise di respingerla, chiedendo un approfondimento di indagine. Così si è arrivati al rinvio a giudizio e alla condanna in Appello dopo quella del primo grado. Una sentenza (per la quale c’è il rebus della legge Severino) che si porterà dietro altre polemiche di natura politica. Per Cirielli (Fdi) “si deve dimettere”.
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