Politica e vita privata. Non vanno separate. Ma neanche “gridate” - Le Cronache
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Politica e vita privata. Non vanno separate. Ma neanche “gridate”

Politica e vita privata. Non vanno separate. Ma neanche “gridate”

di Aldo Primicerio

Partiamo dallo scherzo telefonico alla Meloni dei comici russi Vladimir Kuznetsov e Alexey Stolyarov, in arte Vovan e Lexus, dove uno dei due si è spacciato per Moussa Faki, leader dell’Unione Africana. Un inganno volgare, ma anche inutile ed improduttivo. Perché al telefono su Russia e Ucraina la Meloni ha detto al sedicente Faki le stesse cose che dice in pubblico. Tuttavia, un inganno in cui ci sono cascati tutti, dai consiglieri fino alla stessa Meloni. Una fake imbarazzante, perché ha scoperto qualche buco della nostra diplomazia. Esagerate, come al solito, le alzate di toni della politica e le richieste di dimissioni. Talò, consigliere della premier ed ambasciatore alla soglia della pensione non ci ha pensato due volte. Si è assunto la responsabilità di aver ceduto all’inganno, dimettendosi e spiazzando i puledri scalpitanti dell’opposizione. E poi perché scandalizzarsi? Il duo comico russo aveva già fatto altre “vittime”. Ha “ingannato” Angela Merkel, Boris Johnson, Elton John, il principe Harry, Christine Lagarde, il presidente turco Erdogan e Kamala Harris vice-presidente Usa. Certo, Vovan e Lexus non sono spie, ma  sicuramente fanno comodo a Putin, in grande difficoltà in una guerra ibrida con l’Ucraina dalla quale vorrebbe trovare un modo onorevole per ritirarsi. La Meloni si è sentita un po’ spiazzata, ma se l’è presa quanto basta. Con tutti i guai che ha da fronteggiare, il deficit, il debito pubblico, le risorse che non ci sono, un bilancio difficile da quadrare, una legge finanziaria 2024 che fa un po’ acqua.

Giusto discutere sul privato dei politici. Ma solo per 1 italiano su 3  

E poi ci sono i suoi guai familiari. Eh sì. Perché i media, l’opinione pubblica continuano ancora oggi a discutere sui fuorionda dell’ex-compagno Andrea Giambruno su Diario del Giorno, il suo programma su Mediaset. E si divide sulle modalità con cui la Giorgia ha rotto e mandato a quel paese il suo ex. Noi italiani non è che siamo molto interessati a seguire questo genere di vicende. Anche noi gente comune abbiamo i nostri guai. Infatti – emerge dall’ultimo sondaggio di Swg – quasi 8 su 10 di noi dichiarano che è giusto discutere della vita privata dei politici, ma solo 1 su 3 è interessato a seguirne frequentemente le vicende, gli altri 7 raramente o quasi mai. E poi il caso Giambruno ed i suoi fuorionda caricaturizzati da Striscia la Notizia. Qui ci siamo divisi. Cinque su 10, specie simpatizzanti della maggioranza, abbiamo condannato il racconto di Striscia, ritenendolo scorretto ed orientato a colpire la Meloni. Gli altri cinque invece, soprattutto vicini al centrosx, abbiamo elogiato Striscia che, sollevando una questione privata di rilevanza pubblica, ha finito per fare un favore alla premier. Noi cittadini, gente comune, abbiamo il senso delle cose più di quelli che fanno politica.

Lontano dalle telecamere, migliaia di Giambruno nei luoghi di lavoro

Le uscite di Giambruno su Rete 4, le trombette, le risate di sottofondo, i voluti continui replay, gli accarezzamenti dei capelli della sua collega Viviana Guglielmi ed il rammarico di non averla incontrata prima, insomma i suoi “cazzeggiamenti”, apparentemente tipici dei programmi satirici, se ci riflettiamo, non sono solo barzellette. Lui gioca, sì. Negando l’emergenza climatica, colpevolizzando la vittima di uno stupro perché se l’è voluto lei, paragonando i drammatici viaggi dei migranti ad una transumanza delle greggi. Lui pensa di giocarci. Ma è corto di testa. Non si rende conto che atteggiamenti di questo tipo impediscono ad una donna di lavorare seriamente. Perché, come scrive la bioeticista Eliana Cocca commentando un sondaggio della Fondazione Libellula, 1 donna su 2 dichiara di aver subito molestie proprio sul posto di lavoro attraverso contatti fisici indesiderati, complimenti fuori posto, battute volgari, proprio come nel programma di Rete 4. E, attenzione, dove non ci sono le telecamere a rubare i fuorionda, ci sono migliaia di Giambruno a popolare i luoghi di lavoro.

I Giambruno come gli Sgarbi. L’insulto reale piace a molti italiani

Ma perché tutte queste “uscite cazzare” di Giambruno? E poi perché questa “benevolenza” di Mediaset, che non lo caccia dalla rete, ma anzi lo assolve, solo sospendendolo per qualche giorno e poi riabilitandolo e riassegnandolo al suo ruolo stupidamente melenso? La risposta è miseramente facile. Perché tutto questo piace agli italiani, o meglio, a buona parte di loro. Un esempio eclatante ne è Vittorio Sgarbi. Lui divenne famoso verso la fine degli ’80 grazie al Maurizio Costanzo Show, in cui apparve insultando una poetessa impettita che declamava i suoi discutibili versi. E quell’allora giovane Vittorio, dal ciuffo  incomprimibile e dalla sgarbatezza intrisa di cultura e di splendida retorica, quel giovane critico d’arte che vomitava tutto il suo disprezzo, segnò un passaggio televisivo epocale. Fino ad allora i “cattivi” della tv, con la loro volgare sguaiataggine, erano i Villaggio ed i Funari nella loro bonaria fimzione scenica. Sgarbi invece era un’altra cosa. Incarnava ed incarna l’insulto reale, affascinando il pubblico maschile e femminile con i suoi modi alla Gabriele D’Annunzio o, come qualcuno ha ipotizzato, al più spregiudicato Benito Mussolini. E se è vero che gli istrioni dalla sapiente ironia e dalla dialettica sopraffina possono anche vendersi al potente di turno, perché soprendersi se Sgarbi lo fece con Berlusconi e con la destra?

Il privato che diventa pubblico, giova o danneggia il politico? Ecco come la pensano gli italiani

La vicenda Giambruno-Meloni è stata, in fondo, la prima in assoluto del genere nella storia della politica italiana. La rivista Panorama in un pezzo di qualche giorno fa ci ricorda il rispetto dovuto alla vita privata di un politico. E sbaglia. Perché è esattamente il contrario. E’ il politico che deve ispirare il suo privato ad un’etica che il pubblico reclama in nome di una esemplarità per la quale ha chiesto ed ottenuto il consenso. Certo, è anche vero che per 60 anni i presidenti del consiglio sono stati protetti da una cupola di ferro, da un ombrello invisibile che li ha protetti da gossip ed intromissioni nella vita privata. Ma era un’Italia democristiana, intrisa di sacrale rispetto per le istituzioni, di un divieto non scritto ma intrinseco di sbirciare dal buco della serratura. In tutta la prima repubblica ci fu solo uno “scandalo” sussurrato a mezza voce di una presunta relazione tra una giovane Nilde Iotti ed un maturo Palmiro Togliatti allora sposato. Poi silenzio assoluto, clamorosamente rotto, nella seconda repubblica, dalle relazioni extraconiugali di Berlusconi con donne molto più giovani, le “olgettine”, una vicenda che la moglie Veronica Lario definì un “ciarpame senza pudore” e che squalificò irreparabilmente Silvio nel panorama politico internazionale. E quanto Panorama sbagli nel suo titolo lo conferma l’orientamento che emerge dall’ultimo sondaggio di Swg. Infatti il campione di 1.000 italiani intervistati si fa volentieri coinvolgere, fotografando con chiarezza l’impatto che la vicenda Meloni-Giambruno ha avuto ed ha sugli elettori, un impatto divisivo, ma che alla fine giova alla premier. Infatti più di 7 italiani su 10 sono convinti che la figura della prima donna-presidente è rimasta intatta ed uguale. I rimanenti 3 si dividono: secondo più della metà , la Meloni ne esce migliorata e rafforzata, per l’altra metà peggiorata. Ed in democrazia è il popolo che resta sovrano.