Poesia per il tempo della fine a Ravello - Le Cronache
Spettacolo e Cultura teatro

Poesia per il tempo della fine a Ravello

Poesia per il tempo della fine a Ravello

di Olga Chieffi

Come dire l’informe che attira e che il linguaggio non raggiunge o sembra non raggiungere, come dire gli inizi delle cose, il caos, il tempo, Dio, il dono, l’amore che nell’uomo non esiste e muove tutto? Come dire il mare? Se ne dice tuttavia e il mare splende e lo splendore scompare. Ma il linguaggio è più ampio dei limiti del mondo: si ritiene in genere il contrario, che il linguaggio per sua ristrettezza non sia in grado di esprimere tutte le cose e le sfumature del mondo. Proprio sotto la volta di questo tempo oscuro, la parola ha nuovamente scoperto l’indicibile, cui l’uomo sempre aspira, non si lascia dire nel dire umano, ma in esso si mostra, di un mostrarsi che spegne la voce e lascia un’ombra nel linguaggio stesso, ombra che abbaglia. Una direzione artistica può dirsi tale solo quando commissiona ciò che vuole e in cui crede, quando progetta e collabora con chi ospita in cartellone. Lo ha fatto Alessio Vlad per inaugurare il cartellone natalizio che la Fondazione Ravello offre al suo pubblico e che prenderà stasera, alle 19, il via sul palcoscenico dell’Auditorium Oscar Niemeyer con Toni Servillo interprete d’eccezione del monologo “Le voci di Dante” su testo, commissionato dalla Fondazione, allo scrittore napoletano Giuseppe Montesano. “Liberare la Commedia dalle celebrazioni e portarlo qui con noi, nella nostra elettrica e inquietante contemporaneità: ecco il debito che abbiamo verso Dante. – scrive Montesano – I grandi classici hanno senso soltanto se sono rivissuti attraverso i nostri bisogni e le nostre emozioni e diventano nostri soltanto se ci lasciamo incantare e afferrare da loro come da uno specchio magico. La Commedia è una storia infinita fatte di molte storie singole, è un grande romanzo traboccante di personaggi: e quei personaggi, che si chiamino Francesca o Ugolino o Ulisse o Dante, noi li portiamo dentro, perché ci portiamo dentro il loro amore, il loro odio, la loro sete di vita, il loro sentirsi smarriti nel buio, il loro voler uscire dal buio per capire che cosa sia l’amore vero. E allora perché non provare a viaggiare anche noi con il Maestro della lingua italiana alla ricerca della vita? Le voci di Dante – spiega Montesano – è un viaggio interiore nel quale i personaggi dei versi sono legati tra loro da un racconto che li illumina a partire dal presente, proprio da questo nostro ora e qui. La Commedia non è antica e non appartiene al passato, perché le passioni degli esseri umani non sono mai né antiche né passate. Dante, quello che vive nella Commedia, è nostro contemporaneo”. Vi sono modi di lettura secondo i quali gli autori si fanno da parte per lasciarci al contatto immediato col loro testo in veste di testimone per il nostro tempo. Basta un punto comune al testo o a più testi e a noi, per avere una specie di fonte solare d’illuminazione toccante un’intera catena cosmica di rispondenze velate. Sarà questa la chiave di lettura per “Le voci di Dante”, un testo sulla parola dell’Alighieri alla ricerca dei suoi ritmi nascosti, delle linee chiare dell’armoniosa struttura che va dallo sprofondo dell’Inferno alla vertigine dell’Empireo, incontrando ciechi enigmi e le ombre, da cui si lascia inseguire. La richiesta testarda di risposte e la sua concretezza, sono le sue voci, nella musica estrema di un razionale labirinto.