di Erika Noschese
«È un progetto che, secondo noi, va ripensato dalle fondamenta, bisogna vedere cosa succederà. Calderoli ha una posizione molto spinta, pretenderei da tutti molta cautela, molta attenzione»: così Pippo Civati, fondatore e leader di Possibile in merito all’autonomia differenziata. Proprio ieri Civati, ex parlamentare, era a Pontecagnano Faiano a sostegno dei candidati al consiglio comunale della lista Alleanza per Pontecagnano Faiano con Giuseppe Lanzara sindaco.
Onorevole Civati, a Pontecagnano Faiano per sostenere la lista Alleanza per Pontecagnano Faiano con Giuseppe Lanzara sindaco. Una coalizione di centrosinistra che oggi fa parte di quello che, a livello regionale, viene definito un sistema…
«Noi abbiamo energie fresche, molto lontane dalla burocrazia politica; siamo lontani da sistemi, sistemini e sistemoni che ci sono un po’ in tutto il Paese. La nostra presenza è molto libera, fuori dagli schemi con i nostri candidati e con questo comitato che, a Pontecagnano, da tempo opera. Facciamo una campagna elettorale per i comuni chiamati al voto senza troppe sovrastrutture politiche, rispetto anche ad un quadro nazionale sempre più complicato. È una proposta molto genuina, è un lavoro in continuità con il comitato di Possibile».
Possibile è stato fondato da lei e da Elly Schlein, le piace questo nuovo corso del Partito Democratico? Crede possa esserci la base per una coalizione ampia?
«Noi non abbiamo cambiato idea, è il Pd che ha detto di volersi trasformare con questa nuova segreteria. Noi l’aspettiamo, ormai da anni; abbiamo qualche sospetto perché le persone che oggi si dicono sostenitori di Elly Schlein sono quelle che a noi non davano credito e non davano peso alle nostre idee quindi, in questo senso, c’è un po’ di surrealismo. La politica italiana ci abitua a tutto quello che non si può prevedere, allora perché non aprire, soprattutto a livello locale dove si può verificare un confronto e noi questo non lo abbiamo mai negato. La scorsa estate, noi eravamo quelli che parlavano di una coalizione ampia perché il sistema elettorale lo prevedeva grazie al sistema elettorale del Pd ed è ancora più assurdo rilevare che sono andati sparpagliati, consegnando il Paese alla Meloni e a Salvini che avrebbero vinto ma molto meno di così, non con una rappresentanza così importante in Parlamento. Manteniamo un profilo dell’utopia su scelte di fondo, valori ma viviamo nel mondo e riconosciamo la necessità di avere strategie e alleanze con altre forze comuni».
Il 1° maggio è stato approvato il Decreto Legge Lavoro, cosa ne pensa?
«Io penso che siamo molto lontani dalle reali necessità. Siamo su un’altra direzione, noi ci battevamo – quando al governo non c’era la Meloni – per il salario minimo, ci siamo sempre battuti per la riduzione delle forme contrattuali che sono esplose in questi anni, per una retribuzione più alta e anche per quanto riguarda i rapporti di lavoro. Tutti questi argomenti, nel decreto di Giorgia Meloni, non ci sono ma, anzi, c’è una formula sempre più convinta di sostegno alla precarietà e di lavoro come merce sottopagata, è un altro campionato quello che vorremmo fare».
In Campania c’è un dibattito particolarmente acceso sul terzo mandato, fortemente voluto dal governatore De Luca. Qual è la sua posizione in merito?
«Noi non abbiamo questo problema perché con De Luca abbiamo avuto sempre poco a che fare.
Da questo punto di vista è un problema che si pone e si fa riferimento a quanto detto prima: è davvero una nuova stagione? De Luca riparteciperà con scelte non in continuità con il passato? Schlein riuscirà ad imporre un cambiamento? Sono questioni aperte, noi ci siamo già arrivati nel senso che all’urgenza di un cambio di passo abbiamo già dato le nostre risposte. De Luca ha un carattere forte ragion per cui è stato sempre un po’ il bersaglio. Ci si chiede se una nuova generazione politica, un nuovo linguaggio, nuove modalità sulla gestione del potere si affermeranno anche in questa regione».
Autonomia differenziata, quale la sua posizione?
«Anche in questo caso noi siamo stati sempre molto cauti perché temiamo che creerebbe molta disuaglianza tra regioni alla stessa latitudine. È un progetto che, secondo noi, va ripensato dalle fondamenta, bisogna vedere cosa succederà. Calderoli ha una posizione molto spinta, pretenderei da tutti molta cautela, molta attenzione. E lo chiediamo da anni, da quando abbiamo iniziato a parlare di questo tema».
Amministrative ma, nei prossimi anni, altre due sfide importanti: europee 2024 e regionali 2026. Quale ruolo potrebbe giocare Possibile? Ipotizza, nel caso della Regione, un’ampia coalizione di centrosinistra?
«Le europee hanno un sistema proporzionale, grazie a Dio, e non bisogna fare strane coalizioni. Cinque anni fa abbiamo scelto di stare nella famiglia dei Verdi europei perché crediamo che la questione climatica sia la più importante di tutte; ci piacciono le loro attività a livello europeo e staremo con i Verdi italiani, cercando di aprire questa lista ecologista affinchè anche in Italia ci sia una presenza più forte e riconoscibile. Per quanto riguarda le regionali, invece, ci si augura che chi può andare insieme, anche se con posizioni non identiche, lo faccia».
Non teme che possa accadere quanto successo con le Politiche con un’ampia coalizione di centrosinistra con accuse varie proprio in piena campagna elettorale?
«Si ma c’è anche da dire che ci si è presentati con un’agenda che non esisteva più, quella di Draghi, dopo la caduta dell’alleanza di governo con i 5 Stelle – che tra l’altro hanno grosse responsabilità – e credo che quello sia stato l’episodio peggiore per cui ci si augura che questo non accada puntualmente tutte le volte altrimenti per anni e anni ci ritroveremo la destra al governo».