Pescara del Tronto e’ stata spazzata via. Il terremoto che ha insanguinato il centro Italia ha trasformato il paese in una spettrale Sarajevo. Le strade sembrano essere esplose. Enormi crepe segnano l’asfalto. Ovunque i segni della distruzione, con i detriti delle case sbriciolate mescolati a carcasse d’auto, vetri, brandelli di vite perdute. I morti accertati 37 morti. Il sindaco, Aleandro Petrucci ha spiegato che tre vittime si contano nella frazione di Arquata, una in un’altra frazione vicina e 33 nel paese. I feriti sono un centinaio. Diversi sono in gravi condizioni. I soccorritori continuano a scavare tra le macerie nel buio pesto – il paese è senza elettricità – aiutati dai fari allestiti dall’esercito. Ma la speranza di trovare sopravvissuti si affievolisce con il passare delle ore. “Da mezzogiorno troviamo solo cadaveri”, dice un ragazzo della protezione civile esausto. “Qui e’ peggio dell’Aquila”, sussurra un altro volontario attonito. E’ un reduce del sisma che ha devastato il capoluogo abruzzese. “Provo un grande dolore, Pescara del Tronto non c’è più”, dice il presidente della Camera Laura Boldrini accompagnata tra le macerie dai soccorritori. “Sembra un bombardamento”. Ringrazia i volontari che fanno fatica ad avanzare. Pescara del Tronto e’ abbarbicata su una ripida collina a ridosso delle montagne. Un passo falso potrebbe causare crolli a catena. Gli smottamenti scendono giu’ fino a valle e lambiscono la Salaria. Nel campo di primo soccorso nella vicina Arquata, sventrata dal sisma con un bilancio di almeno 4 morti, scorrono a fiumi le lacrime. “L’abbiamo lasciato solo”, urla disperata una signora parlando del marito, mentre i parenti provano a consolarla. Accanto a lei arrivano due bambini. Uno e’ coperto da un telo termico. E’ sporco di terra e sangue ma per fortuna e’ illeso. Cosi’ come altri due ragazzini salvati prima dalla nonna e poi dallo zio. Lo stesso che salendo la ripida salita verso il paese ha rimesso al suo posto la testa di una madonnina sfregiata dal sisma per accendere la speranza di trovare vivi i nipoti. Nessuno sa con precisione quanti siano i dispersi. Il paese conta d’inverno un centinaio di persone. Ma d’estate si popola, soprattutto di romani. Le utenze telefoniche ed elettriche sono 200. “Se fosse successo a ferragosto sarebbe stato un massacro”, spiega un giovane, “il paese era pieno”. In tanti potrebbero essere arrivati per la festa della Spelonga, molto sentita da queste parti. I soccorritori esausti scendono dalla ripida collina. Si rincorrono voci su altri morti. Ma ad alimentare la speranza è la notizia di una bambina che sarebbe stata estratta viva dopo quasi 15 ore.
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