di Andrea Pellegrino
La lista del Partito democratico scende ad otto candidati. Non c’è da annoiarsi in via Manzo a Salerno, dove la segreteria provinciale del Pd, questa volta, è alle prese con l’esclusione di Pietro Ciotti dalla lista democrat, nella città del candidato presidente Vincenzo De Luca. Ora il destino di Ciotti – ma anche del segretario provinciale Nicola Landolfi – è nelle mani del Tar dove è stato presentato ricorso contro la decisione della commissione presso la Corte d’Appello di Salerno. Al vaglio la mancata firma dal modulo di accettazione della candidatura da parte di Pietro Ciotti, subentrato il lista all’ultimo minuto dopo la rinuncia notturna di Nicola Oddati. «La mia volontà è inequivocabile», dice Ciotti che giustifica la mancata firma al documento con la fase concitata della travagliata lista del Partito democratico salernitano, ora monca di un candidato. «Ora è tutto nelle mani dei giudici amministrativi che devono decidere se vale formalità di una firma che di fatto non c’è o la volontà espressa e di altra tipologia di atti in cui la firma c’è», prosegue Ciotti che ricostruisce la vicenda: «Venerdì 1 maggio, di sera, si è aperta la possibilità di questa candidatura, comunicatami dal segretario Pd di Battipaglia, Davide Bruno; questo in seguito alla rinuncia di Oddati. Sabato 2 maggio la definizione delle procedure da completare e la presentazione della lista, con l’avvio di questo percorso per la città di Battipaglia, per la Piana del Sele, ma anche per la provincia salernitana. La volontà espressa nell’accettare la candidatura lo è stata formalmente quando si è avuta la certezza di un posto libero nella lista. Questo ha prodotto anche l’avvio delle procedure formali, preliminari e propedeutiche, espletate in un clima concitato per il poco, pochissimo tempo. Pochissime le ore per la formalizzazione di tutti gli atti: la richiesta del certificato elettorale la mattina del 2 maggio presso il Comune di Battipaglia, l’invio di una Pec in Regione, con la quale chiedevo l’aspettativa a fini elettorali – inviata sabato mattina dopo le ore 11 – le firme sugli atti sottopostimi in sede di partito. Una volontà chiara anche nella formalità. Ma la formalità di una firma che non c’è, proprio sull’atto di accettazione della candidatura, dovuta solo ed esclusivamente alla concitazione dell’ultimo minuto, non è rispettata. Tant’è che i presentatori della lista sono giunti in Tribunale pochi minuti prima delle ore 12, ora di scadenza. Da una parte la volontà espressa, forte, continua da un anno, concreta da settimane, formale con atti prodotti sabato (il certificato elettorale, la Pec in Regione), dall’altra la formalità di una firma che non c’è». «Non partecipare a questa competizione – prosegue – sarebbe un’occasione persa per la città di Battipaglia e per quel tentativo forte che anche la politica, il Pd, sta facendo per guidare un nuovo percorso, per dare un nuovo indirizzo di sostegno ad una città, ad un territorio da cui non si può e non si deve prescindere. Restiamo in attesa di verdetto finale, sono un candidato sub iudice. La macchina organizzativa interna al mio staff è in moto, nessuno si è voluto fermare. Siamo fiduciosi che la volontà in più modi espressa e registrata possa prevalere, che quel percorso avviato anche tempo addietro non possa essere fermato da una firma che non c’è».