Passerella finale per le “Primule” musicali - Le Cronache Spettacolo e Cultura
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Passerella finale per le “Primule” musicali

Passerella finale per le “Primule” musicali

Di Olga Chieffi

Undici giovani talenti alla ribalta, questa sera, per l’ultimo appuntamento della rassegna dedicata ai giovani talenti nella chiesa di San Benedetto, per la rassegna, promossa dalla Associazione Culturale AthenaMuse, in collaborazione con Scuola Italiana d’Archi e la sua orchestra giovanile, sotto la direzione dei maestri Joao Carlos Parreira Chueire e Stefano Pagliani. Sofia Fornaca, Beatrice Soccorso, Matteo Manzone, Aika Pedoni, Pasquale Lovecchio, Flavia Patierno, Marco Melillo, Eugenio Panzarelli, Franziska Rosemann, Ludovica Ventre e Carmen Di Ronza, doneranno al pubblico delle pillole da solisti, incontrandosi con i compagni, con i quali hanno diviso i precedenti appuntamenti, diretti da Stefano Pagliani. Ad inaugurare la serata l’undicenne Sofia Fornaca, la quale eseguirà l’Allegro dal concerto in La minore BWV 1041 di Johann Sebastian Bach con l’attacco dell’intera orchestra, e il quadrato impianto ritmico con dialogo tra violini e viole. Beatrice Soccorso e Flavia Patierno, si cimenteranno entrambi con il primo movimento del concerto di Max Bruch, in Sol minore op.26. Il titolo di Fantasia che Bruch in un primo momento voleva dare al Concerto tradisce la natura di alcuni aspetti del primo movimento e si riverbera sulla indicazione che l’accompagna, Vorspiel (Preludio) L’introduzione, infatti, sfoggia un’andatura rapsodica, incede a strattoni anticipando sia il colore zingaresco del tema principale sia il cesello decorativo della seconda idea, mentre l’orchestra risponde con slancio eroico, conferendo alla pagina un’ambientazione epica. Matteo Manzone e Marco Melillo, hanno, invece, scelto di proporre il primo movimento Allegro non troppo del concerto n°5 in La minore op.37 “Grétry” di Henri Vieuxtemps, un brano di concorso (la prova d’esame più ardua per i giovani studenti franco-belgi) richiesto da Hubert Léonard che occupava il posto di docente di violino che più tardi sarà ricoperto dallo stesso Vieuxtemps. Egli concepì perciò il brano in maniera da mettere in risalto le capacità tecniche più avanzate degli studenti, ma il concerto ebbe da subito un successo autonomo molto lusinghiero che gli ha assicurato un posto stabile nel grande repertorio. Aika Pedoni eseguirà il I movimento del Concerto per violino in la minore Op. 53 di Antonìn Dvoràk. Si “sente” lo spirito della sua terra natia e attinge, come lui stesso afferma, alle melodie semplici e quasi dimenticate dei contadini boemi. Il primo movimento Allegro ma non troppo è in una combinazione di forma-sonata e rondò. È aperto da una breve e semplice introduzione dell’orchestra, poi il violino presenta il tema principale, un motivo rustico sviluppato in forma quasi rapsodica e successivamente contrastato da un secondo tema più calmo. Riflettori sul violoncello di Pasquale Lovecchio con la trascrizione per violoncello e orchestra del Notturno n. 4 dei Six Morceaux per pianoforte, op. 19 di Petr Ilic Cajkovskij, un Andante Sentimentale in Re minore nella forma ternaria tipica del pezzo lirico, speziata dall’ elegante malinconia del tema principale, nel registro tenorile, e il si bemolle maggiore della parte centrale, suggellato da una breve cadenza solistica. Due i giovani che si sono dedicati ad Henryk Wieniawski, tra i più acclamati violinisti del Novecento. Eugenio Panzarella interpreterà al Thème original varié op. 15 datato 1854, una forma del tema con variazioni numerosi espedienti virtuosistici, alla luce di un’emotività spiccatamente romantica. Insolita la struttura del brano, che antepone al tema con variazioni un’ampia introduzione in modo minore, a carattere improvvisativo e cadenzante, dal sentore malinconico e struggente. Tutt’altra temperie quella del tema Allegretto e delle successive variazioni, danzanti e vivaci, con il finale in uno spumeggiante Tempo di Valse e la pirotecnica conclusione in Allegro vivace. Franziska Rosemann ha scelto di suonare la Legende op.17 in Sol minore, la Légende Op. 17 del genio polacco, una specie di invocazione evocazione, un tema lirico cantabile dall’atmosfera leggera e luminosa. Ancora un violoncello, quello di Ludovica Ventre che eseguirà il tempo lento, quel Quasi improvvisando: Adagio ma non troppo, del Concerto n.2 in Si minore op.104 di Antonín Dvořák dallo spiccato carattere pastorale e, al tempo stesso, tumultuoso, in cui l’ispirazione musicale è più evidente e, altresì, pervasa da un lirismo tipicamente romantico. Finale affidato all’arpa con Carmen Di Ronza impegnata con il Concerto per arpa e orchestra fu scritto da Haendel nel 1736. Tre i movimenti: l’Andante-Allegro con tema introdotto dall’arpa e dai primi e secondi violini con sordina, sul pizzicato di viole, violoncelli e contrabassi, un Larghetto di intonazione raccolta e meditativa e l’Allegro moderato, con l’arpa, che si staglia sul registro acuto.