Pagani. Si torna in aula a Napoli per un nuovo giudizio d’Appello per il processo “Criniera” che portò nel luglio del 2022 all’assoluzione tra gli altri di Alberico Gambino e Massimo D’Onofrio esponenti di Fratelli d’Italia con l’ex sindaco di Pagani poi eletto europarlamentare. Per tutti gli imputati (all’origine una quarantina) non fu contestata l’associazione camorristica e quindi le pene furono più leggere rispetto a una condanna con l’accessorio mafioso. La Corte d’appello di Salerno, giudicando i ricorsi degli imputati, ed in parziale riforma della sentenza impugnata aveva rideterminato la pena inflitta a Alfonso Cascella ed a Daniele Confessore (riqualificazione del fatto di estorsione) in 4 anni e 6 mesi di reclusione e per Cascella 3 anni e 3 mesi di reclusione per Confessore. Era stata ridotta la pena per Adolfo Faiella a 3 anni e 4 mesi di reclusione ed aveva revocato la confisca disposta nei confronti di Alfonso Cascella, Vincenzo Confessore (4 anni), Adolfo Faiella e Michele Faiella (4 anni) unitamente alle pene accessorie già applicate in primo grado. Per questo ricorso la Cassazione scrive: “Tutte le difese, con argomentazioni più o meno articolate, hanno tuttavia unanimemente censurato la sentenza della Corte d’appello di Salerno in ordine sia alle modalità di acquisizione della prova dichiarativa consistente nelle dichiarazioni della persona offesa che, quindi, alla idoneità della motivazione con cui i giudici di secondo grado avevano confermato la valutazione di piena attendibilità”. L’indagine condotta all’origine dal pm Vincenzo Montemurro riguardò i presunti intrecci tra camorra e politica a Pagani, dal 2008 al 2010, ma anche dell’esistenza del clan “Fezza-D’Auria Petrosino”. Un teorema accusatorio smontato quasi in toto dai giudici del Tribunale di Nocera Inferiore che nel primo grado riconobbero alcuni dei reati contestati (ma solo per 7 imputati) senza l’appartenenza mafiosa (incluso il voto di scambio) e quindi decisero per condannare solo 7 delle 20 richieste di pena per episodi singoli di usura, intimidazione ad un camionista ed estorsione. Un processo che era nato dal precedente «Linea d’ombra», che aveva assolto tutti gli imputati dalle accuse di camorra.





