Pagani. Slitta a settembre la sentenza davanti ai giudici del Tribunale di Torre Annunziata sulla faida di camorra a Poggiomarino con protagonista il neomelodico paganese Alfonso Manzella figlio adottivo di Rosario Giugliano ‘o minorenne compagno della madre. Oltre 40 anni di reclusione chiesti dalla Procura Antimafia di Napoli per i 4 imputati. A capo della consorteria c’era Rosario Gugliano ‘ oggi collaboratore di giustizia per il quale sono stati avanzati otto anni di reclusione, mano pesante Manzella detto Zuccherino: 26 anni di carcere. Avrebbe preso le redini della cosca quando il patrigno era in carcere. Chiesta l’assoluzione per la madre del neomelodico, compagna di Giugliano Teresa Caputo, mentre è stata presentata istanza di 12 anni per Domenico Marano. Per ricostruire il sistema criminale in cui Giugliano e i suoi alleati agivano, in tribunale hanno sfilato le vittime dell’organizzazione criminale nata dopo il ritorno a Poggiomarino dell’ex mano armata del boss pentito Pasquale Galasso. Un rientro dettato dal vuoto di potere lasciato dall’arresto del ras della cosca nemica, nel 2009, Antonio Giugliano detto o’ Savariello e che Rosario Giugliano avrebbe voluto occupare scalzando l’allora reggenti della cosca, costola dei Fabbrocino. La Dda partenopea ordinò un blitz che smantellò le due organizzazioni camorristiche le quali negli anni si sono fatte la guerra a suon di raid e intimidazioni. Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti, in particolare, i diversi episodi criminali avvenuti in città. Raid e bombe esplose contro attività commerciali che avevano spinto gli investigatori a ritenere fondata l’ipotesi di uno scontro per il controllo del territorio. Scontro che avrebbe avuto il suo apice in una stesa che l’uomo del clan Galasso avrebbe commissionato ai danni della caffetteria gestita dal figlio di Antonio Giugliano. In precedenza il pentito Giovanni Orefice aveva testimoniato per la Direzione Distrettuale Antimafia contro Giugliano, Manzella e la compagna di ‘o minorenne. Oltre allo scontro tra fazioni, la vicenda ha ramificazioni importanti anche a Pagani, dove il capo individuato era Rosario Giugliano, dov e avrebbe allacciato rapporti con cosche calabresi della ‘ndrangheta, impegnate entrambe nella gestione di droga sull’asse tra Napoli, le zone vesuviane e il Salernitano. I fatti si riferiscono al periodo compreso dal 2016 al febbraio 2020, in cui la Dda ha ricostruito estorsioni, intimidazioni e minacce incrociate, con i ruoli riconosciuti del capo, Rosario Giugliano. Durante il periodo della carcerazione di Giugliano, il ruolo di capo era conferito ad Alfonso Manzella . E per questo motivo che la Dda ha usato nei confronti del neomelodico la mano pesante.
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