Il Comune ha approvato il ripiano delle perdite della SAM – Società Ambiente Multiservizi, per un importo superiore a 1,2 milioni di euro, e ha contemporaneamente affidato all’Università degli Studi di Salerno un incarico per la redazione di un piano di risanamento aziendale. L’operazione, formalmente motivata dall’esigenza di garantire continuità e sostenibilità della società, ha però sollevato non poche perplessità, in particolare alla luce di un dato di fatto ormai noto: fra poco la SAM non gestirà più alcun servizio, poiché gli stessi sono stati affidati tramite gara pubblica a un operatore privato. A sollevare il paradosso è l’ex consigliere comunale Vincenzo Calce, con una battuta che ha rapidamente fatto il giro dei social: “Affidare il risanamento della SAM a un’università dopo aver ceduto i servizi a un privato è come chiamare un nutrizionista per un manichino.” Una frase che sintetizza bene il dubbio politico e tecnico: quale sia oggi — e quale sarà domani — il reale ruolo operativo della SAM, e se abbia ancora senso sostenerla economicamente, visto che si sta trasformando in un contenitore giuridico privo di funzione gestionale. Un ente svuotato (quasi del tutto) L’azienda speciale SAM, in origine soggetto gestore del ciclo dei rifiuti urbani a Pagani, è oggi in fase di dismissione operativa. Il contratto di servizio è stato affidato tramite bando a un gestore privato, e la società mantiene solo alcuni obblighi residuali di vigilanza o monitoraggio, senza più gestire direttamente mezzi, personale o operazioni. Il nodo dei 1,2 milioni Il Comune ha deciso di ripianare le perdite pregresse, ma senza presentare un piano di rilancio organico. L’affidamento all’Università appare più una copertura tecnica che una strategia strutturale, in assenza di una chiara prospettiva di funzione pubblica residua. E ora? La domanda diventa inevitabile: ha ancora senso mantenere in vita la SAM come struttura autonoma, oppure sarebbe più logico e responsabile avviare una liquidazione assistita o una fusione con altri enti partecipati? Nel frattempo, resta la sensazione che — ancora una volta — si scelga di curare la scatola, ignorando che il contenuto è già stato svuotato.





