Pina Ferro
Sevizie e maltrattamenti nella casa di cura di Acerno: i volti degli operatori non sono riconoscibili nei video in possesso della Procura, così è impossibile costruire una difesa. Questa in sintesi l’eccezione sollevata dai legali di alcuni degli indagati per i maltrattamenti subiti da alcuni ospiti della casa di riposo dell’Hotel Stella di Acerno. Ieri mattina Roberto Di Lascio, amministratore della società Villa Igea (questo il nome legale della casa di riposo), sua madre, Rita Di Nicola, il cugino Salvatore Di Nicola e la zia Alfonsina Rubino e gli operatori Angela Schiavone, Maria Rosaria Apadula, Pierina Capone, Annarita Cianciulli, Domenica Frasca, Gerardina Giudice, Giuseppe Guazzo, Donatella Iuliano, Dorina Meta, Raffaele Pecoraro, e Antonio Vasso sono comparsi dinanzi al Gip Pietro Indinnimeo chiamato a decidere sul rinvio a giudizio. Il giudice per le udienze preliminari scioglierà la riserva sull’eccezione presentata dai legali il 5 giugno. In tale udienza saranno anche decisi i rinvii a giudizio. Dei 18 indagati (solo per 16 è stato richiesto il processo) due Alfonso Sarrubo, Carla Squeglia, difesi dagli avvocati Angelo Mancino e Maria Grazia Cerrone, hanno scelto di patteggiare la pena. Per questi l’udienza è fissata il prossimo 6 giugno dinanzi al Gip Maria Zambrano. Era l’autunno del 2016 quando i carabinieri hanno posto la parola fine alle sevizie e maltrattamenti ai danni degli ospiti della casa di cura. Razioni di cibo minime, schiaffi, minacce, bestemmie, strattoni. Erano queste, come dimostrano le intercettazioni audio e le riprese video agli atti dell’inchiesta, le condizioni quotidiane di vita per una trentina di anziani e sofferenti psichici ospiti in una casa di cura ad Acerno. Non avevano spesso neanche il permesso di comunicare con i propri parenti e non potevano usufruire liberamente dei servizi igienici. A far scattare l’inchiesta sui gravi maltrattamenti che avvenivano nella sala comune della casa di riposo di Acerno sono stati due ex dipendenti. È stato grazie ai loro racconti, a tratti raccapriccianti, che è partita l’inchiesta della procura di Salerno, coordinata dal procuratore aggiunto Silvio Masillo e dal pm Francesca Fittipaldi. La prima denuncia è di un anno fa, a ottobre. La procura salernitana ottenne dal gip l’autorizzazione a piazzare delle telecamere per le intercettazioni ambientali. I dispositivi furono collocati nel punto della struttura dove si svolge la vita della piccola comunità di anziani.