Antonio Manzo
Un solaio che crolla in un reparto ospedaliero, una tragedia evitata all’ospedale di Battipaglia dove si è sbriciolato come un biscotto il solaio di cemento nel laboratorio di analisi. Se la fortuna ha evitato di raccontare una tragedia nell’Italia delle manutenzioni negate, il caso fa scoppiare il malaffare di 22 milioni di euro già nelle tasche dell’Asl Salerno che, tre anni fa, avrebbe dovuti spenderli per la messa in sicurezza dell’ospedale costruito alla fine degli anni Settanta. Certo, non è lo spreco del grande ponte sullo Stretto di Messina, né il triste e epilogo della montagna di soldi spesi per il G8 in Sardegna, un “nobile” cumulo di macerie monumento nazionale allo spreco. Sono 22 milioni di euro che dovevano essere spesi dopo il Covid per mettere in sicurezza gli ospedali italiani con la misure finanziarie previste “ospedali sicuri” da utilizzare entro giugno 2026. A Battipaglia cosa si inventano nel paese dei crolli registrati per scarsa sicurezza di vetuste strutture pubbliche? Ragionano alla grande, prevendendo un unico nuovo ospedale che dovrebbe beneficiare di un finanziamento di 98 milioni di euro ai quali sono da aggiungere i 22 milioni di euro che dovevano esser utilizzati per la messa in sicurezza. Idea “brillante” ma inattuale per l’Italia delle opere pubbliche a rilento ultradecennale, nel frattempo? Crolla un solaio i un reparto ospedaliero già destinatario di un progetto messa in sicurezza di cinque anni fa con strutture mai tocccate e facciate solo riverniciate e imbiancate a suon di milioni.. Per il primo lotto di lavori del nuovo ospedale di Battipaglia hanno sommato i 22 milioni che non possono essere spesi diversamente dalle opere previste dal Pnrr (ordine tassativo) ai 98 milioni già finanziati. Cento milioni di euro per un nuovo ospedale mentre il vecchio si sbriciola sotto gli occhi di tutti. 22 milioni da spendere obbligatoriamente subito oppure 100 milioni da impiegare per quando sarà tagliato il nastro inaugurale? Queste sono alcune delle cifre che danzano nelle opere pubbliche immaginate, previste e non attuate, le cosiddette “Grandi opere”. Su di esse, sul loro ordine di grandezza, è chiaro perché non siamo né saremo in grado di venire fuori da queste pessime prassi, portatrici di illegalità e di sprechi di danaro pubblico. Ventidue milioni di euro per far diventare un modello pregiato un reparto ospedaliero, danaro inopportunamente regalato. L’ordine di grandezza della cifra è comprensibile a qualunque lettore e l’episodio può rientrare sotto l’etichetta delle spese inutili della “Casta”, la sua ‘narrazione’ è molto facile. In Italia duecentocinquanta milioni è invece la stima dei compensi percepiti per le ‘direzioni dei lavori’, cioè l’attività di controllo in corso d’opera nell’interesse del committente-che paga, per un totale di 25 miliardi di euro. L’ordine di grandezza e l’episodio di Battipaglia rientra tra quelli che potrebbero essere oggetto d’indagine della magistratura. Nella condanna di chi ha compiuto illeciti sia pure avendo evitato una tragedia in ospedale ma autore dello sperpero di fondi inutilizzati. Il vero grande problema sorto con il caso del crollo del solaio in un ospedale del Sud è l’insostenibile leggerezza decisionale di danaro che non viene speso per obiettivi definiti che, invece, si traduce inevitabilmente in un’insostenibile pesantezza di progetti a lunga scadenza nella nuova filosofia dello spazio. Cioè, il sogno di un nuovo ospedale mentre va in malora quello che c’è. Un paradosso tutto italiano dietro una tragedia mancata.





