Omicidio Vassallo: pm, ucciso perche' non dicesse cosa sapeva - Le Cronache
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Omicidio Vassallo: pm, ucciso perche’ non dicesse cosa sapeva

Omicidio Vassallo: pm, ucciso perche’ non dicesse cosa sapeva

Ci sono “ragioni fondate per ritenere che l’omicidio di Angelo Vassallo sia stato posto in essere per impedirgli di rivelare quanto aveva appreso circa il coinvolgimento di soggetti, da lui individuati, in un traffico di stupefacenti che coinvolgeva il porto di Acciaroli, luogo di approdo di gommoni che scaricavano la droga”. Lo sostengono i pm della Dda di Salerno nella nuova indagine sull’omicidio del sindaco di Pollica-Acciaroli, Angelo Vassallo, avvenuto 12 anni fa, e che hanno notificato, con tali motivazioni, nove decreti di perquisizione. “Appare pacifico che alla fine del mese di agosto 2010 il sindaco Vassallo avesse iniziato una personale attivita’ di contrasto al fenomeno dello spaccio di stupefacenti in Acciaroli e che, evidentemente non fidandosi del locale presidio dei carabinieri, avesse coinvolto in questa attivita’ alcune unita’ della polizia municipale, cui aveva affidato servizi di appostamento sul porticciolo per cercare di individuare i gommoni che portavano lo stupefacente sulla terraferma – si legge nel provvedimento – e quanto scoperto aveva provocato all’amministratore un forte senso di delusione oltre che forti timori per la propria incolumita’”. Durante le perquisizioni disposte dai pm, sequestrati pc, telefonini e documenti. – Con l’omicidio di Angelo Vassallo, argomentano gli inquirenti, si voleva “occultare e preservare un traffico di stupefacenti riconducibile ad un soggetto vicino ad organizzazioni camorristiche, quale Raffale Maurelli e in cui erano attivamente coinvolti i carabinieri Lazzaro Cioffi e Fabio Cagnazzo e la famiglia Palladino” cioe’ i fratelli Domenico, Giovanni e Federico, imprenditori proprietari tra l’altro di un albergo. Per la Dda di Salerno, l’omicidio fu preceduto da un sopralluogo compiuto da due persone ritenute della criminalita’ orgnizzata, ovvero Salvatore e Romolo Ridosso, e “dall’imprenditore Giuseppe Cipriano e fu seguito da un’attivita’ di depistaggio, gia’ in precedenza pianificata e garantita, realizzata dal tenente colonnello Fabio Cagnazzo e dal carabiniere Luigi Molaro”.