A marzo incassarono un secolo e mezzo di reclusione per aver ordinato ed eseguito l’omicidio di Aldo Autuori, avvenuto ad agosto del 2015 davanti a un bar di Pontecagnano. Ora in 5 chiedono lo sconto di pena con il ricorso in Corte Assise Appello e processo fissato per il 17 febbraio: condannati a 30 anni a testa, in aula compariranno Franchino Mogavero, alias ‘o paccitiello, Stefano Cecere, Enrico Bisogni ‘o gemello, Luigi Di Martino ‘o profeta di Castellammare di Stabia e braccio armato dei Cesarano di Ponte Persica e Francesco Mallardo boss di Giugliano in Campania della triplice Alleanza di Secondigliano. Stefano Cecere di Qualiano uomo di Mallardo,- secondo i pm della Dda di Salerno – avrebbe agevolato il collegamento tra Di Martino e Antonio Tesone , alias “l’uomo della masseria”, che ha scelto di essere giudicato con il rito ordinario. Per lui il processo è in celebrazione davanti alla Corte di Assise di Salerno. Dietro l’omicidio ci sarebbe stato il racket dei trasporti: un affare lucroso, quello del trasporto su gomma, in cui Autuori voleva rientrare dopo essere uscito dal carcere. Dopo essere uscita dal carcere, la vittima aveva riallacciato i rapporti con vecchi clienti che, minacciati, sarebbero passati all’agenzia di Mogavero. Ci sarebbe stata una discussione nel corso della quale Autuori aveva «mancato di rispetto, ai fratelli Bisogni e a Mogavero stesso. E per mettere a segno l’omicidio gli «eredi» del clan Pecoraro-Renna si sarebbero rivolti a sodali del clan Cesarano, l’organizzazione con cui facevano affari per la droga. Nel corso delle indagini era poi emerso il patto di amicizia storico tra il clan Cesarano di Castellammare e i Pecoraro- Renna e i rapporti con la consorteria dei Mallardo come avrebbe riferito nelle sue dichiarazioni il collaboratore di giustizia, Sabino De Maio. Il delitto si sarebbe consumato sotto gli occhi di Gigino ‘o profeta- che a Sulmona aveva avuto l’Ok da Mallardo. La sera del delitto il suo telefonino sarebbe stato intercettato a Pontecagnano.
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