Il pianista Davide Falsino si esibirà questa sera, alle ore 20,30 nella Sala Brengola di Cava de’ Tirreni
Di LUCIA ROSITO
Quinto appuntamento de “I concerti dei docenti” alla Sala Bregola, presso il Complesso monumentale di Santa Maria al Rifugio di Cava de’ Tirreni, stasera alle ore 20,30 con il concerto dedicato alla poetica pianistica di Robert Schumann. Il pianista Davide Falsino ci propone L’Arabesque op. 18, composizione musicale per lo più affidata al pianoforte, il cui ritmo ricorda le movenze sinuose dello stile moresco, composta in età giovanile quando Schumann aveva 28 anni, e la I sonata in Fa diesis minore op.111 del 1832-35. Quest’ultima, composta sempre in età giovanile, si svolge in quattro movimenti: un Allegro vivace preceduto da una introduzione, un’ Aria, uno Scherzo ed Intermezzo di andamento “Allegrissimo” ed un finale “Allegro quasi maestoso”. Fu dedicata a Clara Wieck, la futura moglie, magnifica interprete dell’opera: l’Allegro vivace, scritto precedentemente, fu utilizzato nella Rhapsodie pour le Pianoforte op. 4 come Fandango. Il secondo movimento, Aria, è interamente basato su un Lied, An Anna. Lo stesso Lied ha inoltre fornito il materiale dell’Introduzione, aggiunta al primo tempo, al momento del ‘montaggio’ della Sonata. L’osservanza alle forme della Sonata è quasi totale, ma l’artista non si trova a proprio agio ed insegue l’impulsività e la creatività tipica del genio romantico, solitario, incompreso, innovatore. Con Robert Schumann il romanticismo si manifesta in musica più di ogni altro compositore (anche più di Wagner), rispettando la forma classica ma in una maniera assolutamente anticlassica. Mentre i compositori del tempo scrivevano sonate, sinfonie e variazioni, lui componeva brani che si chiamavano Intermezzi, Arabesque, Davidsbündlertànze, Kreisleriana, Carnaval, Kinderszenen. Una volta un critico gli rimproverò di non scrivere sonate ortodosse e il musicista tedesco rispose con enfasi, esprimendo a pieno il suo sentire romantico: «Come se tutte le rappresentazioni della mente dovessero assumere una veste corrispondente ad un paio di formule! Come se ogni idea non nascesse con la sua forma già bell’è pronta! Come se ogni opera d’arte non avesse un suo significato e di conseguenza una sua forma!». È una dichiarazione molto importante e modernissima. Per la prima volta nella storia della musica si trova espresso il concetto che sono il contenuto e l’idea della composizione, con il libero dispiegarsi dello spirito dell’individuo, e non il contrario, ad imporre la forma. Piú di ogni altro compositore, anche piú di Chopin, le cui forme furono a loro volta in larga misura anticlassiche, Schumann definì tutta un’estetica che è ai confini dell’impressionismo, dove lo stato d’animo, il colore, la suggestione, l’allusione, il sentimento contano molto piú che scrivere fughe, sonate o rondò corretti. Naturalmente tutti i pedanti e gli accademici d’Europa fecero di Schumann un bersaglio privilegiato e lo resero il capro espiatorio di tutti gli avanguardismi, vedendo nelle sue composizioni il segno della degenerazione dei tempi. La sua musica sembrava strana, informe, anarchica, imprevedibile, venuta dal nulla. Era legata alla poesia, alla pittura, alle allusioni personali e all’estetica romantica. «L’esperienza estetica» scrisse una volta «è la stessa in ogni arte, solo i materiali cambiano.» Pochi compositori importanti sono stati così avversati e poco compresi da vivi. Mentre Schumann, come critico, seppe capire e spiegare al pubblico le concezioni degli altri compositori, pochi capirono le sue. Il suo era un messaggio troppo anticonvenzionale e legato alle vicende della sua vita.