Proponeva monili d’oro e sacri anche da una pagina social (poi chiusa), raggirando ignari clienti angresi e nocerini i quali credevano di portare a casa l’affare. Risponde di truffa e possesso di documenti falsi, uso di contrassegni fasulli, introduzione e commercio di segni falsi, Raffaele Federico originario di Scafati, 70enne ma residente ne Napoletano, chiamato a difendersi dalle contestazioni formulate davanti al giudice monocratico del Tribunale di Nocera Inferiore. Per lui citazione diretta in giudizio avendo la Procura raccolto gravi indizi a suo carico. Secondo la pubblica accusa nocerina, dopo essersi attribuito una identità fittizia, aveva venduto per oggetti d’oro quelle che in realtà erano della patacche, ingannando così due ignari acquirenti durante un incontro avvenuto ad Angri. L’imputato avrebbe predisposto una carta d’identità contraffatta, offrendo alla vittima del raggiro una collana e un paio di orecchini in oro riportanti punzonature con la sigla 750 indicata, marchio di fabbrica, inducendo in errore uno dei due compratori (mentre con l’altro avrebbe avuto un appuntamento più tardi) , procurandosi un profitto consistito in 1000 euro (altrettanto avrebbe fatto con l’altro acquirente con il quale si era incontrato o più tardi o il giorno dopo). E per rendere la cosa più vera, mostrò la sua carta di identità all’acquirente facendo credere che sarebbe stato facilmente rintracciabile nel caso in cui avesse rifilato un “pacco”. Ma anche il documento di riconoscimento sarebbe stato fasullo. Una volta a casa la vittima si accorse che gli erano stati rifilati oggetti per un valore di qualche decina di euro e così decise di sporgere denuncia presso la locale Stazione dei carabinieri. L’inchiesta del sostituto procuratore Davide Palmieri, aperta dopo l’esposto presentato dalle due vittime del raggiro, è arrivata alla fase del processo con la formula del decreto di citazione diretta a giudizio, che avvia il processo davanti al tribunale monocratico nocerino in questa settimana. Nel frattempo altri esposti simili sono arrivate sulla scrivania della Procura.
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