di Pietro De Rosa
Il nostro gruppo, che prende il nome dal famoso sonetto in vernacolo di Raffaele Viviani, si propone la divulgazione e il sostegno della canzone napoletana, quale mezzo espressivo e creativo, di aggregazione e confronto, strumento del possibile recupero e della conservazione delle tradizioni campane, veicolo di conoscenza e mezzo per la salvaguardia di ogni identità culturale e sociale. Questo progetto si inserisce in una sorta di percorso dell’animo, un progetto per il recupero e la valorizzazione della nostra storia personale e di quella patria, un viaggio tra storia, miti e leggende, con i loro simboli, le loro valenze, le loro contraddizioni, ma con un sentimento volto verso una nuova epoca, quella che stiamo vivendo, a cui dobbiamo assicurare i nostri ricordi e quelli di chi ci hanno preceduto, affinché quel mondo non si faccia nebuloso, evanescente, fino a scomparire. Per la realizzazione di questo programma i brani in repertorio hanno come comune denominatore l’amore, quello vero, per la propria terra. Canzoni composte con sentimenti mutevoli: di nostalgia e rimpianto (Nato ccà, Patria nosta e Salierno quann’è sera), di ribellione (Son’‘a sulo), di speranza (Sott’ a ‘stu cielo ‘e Napule, Che bella jurnata) e parodistici caricaturali (’O Vico niro, Facimmo o’ blues e Statte buono). Per una più capillare diffusione del progetto, tutti questi brani, arrangiati con sonorità e ritmi molto diversi (dal rhythm and blues al country, dal jazz al dubstep, dal rock alla tarantella, ecc.), unitamente al brano Nonna nonna, omaggio al compianto Paolo Morelli degli “Alunni del Sole”, e a qualche brandello del sonetto in vernacolo O’ Vico ‘e Mast’Errico, di Raffaele Viviani (da cui traiamo il nome), sono stati raccolti in un album (cd e usb card), con pieghevole esplicativo, dal titolo PATRIA NOSTA, due parole importanti in un’epoca caratterizzata, ahinoi, dalla desocializzazione, l’indifferenza, l’egoismo e il cinismo, due parole che hanno una grande valenza pedagogica, specie per le giovani generazioni. Il gruppo è formato da Giovanni Michelangelo Cirillo (batteria, cajon e percussioni), Carmelo Coccaro (voce, tastiere, mandolino e chitarra acustica), Pietro De Rosa (voce parlata e basso), MariaGrazia Lancellotti (voce), Tony Matarazzo (voce) e dal musicista cantante salernitano Antonio Bruno (voce e chitarre), che è “il capo-orchestra”. Perché O’ VICO ‘E MAST’ERRICO? Questo sonetto in vernacolo è uno dei componimenti più belli del grandissimo artista Raffaele Viviani, una composizione esilarante, un quadro d’autore variopinto, pieno di spunti di riflessione, un patrimonio che non deve restare nell’oblio, ma da trasmettere e consegnato alle nuove generazioni. Quest’Opera è un tessuto di umanità, con un ordito e una trama particolarissimi, tipici e complessi, che sintetizzano tutto in loro stessi. Nel vicolo si articola, una realtà antropologica estremamente variegata, che “naturalmente” è protagonista nel teatro della vita di tutti i giorni, oscillando tra la commedia e la tragedia. Attraverso la fusione di relazioni umane, emozioni e passioni, nel vico l’esistenza, portata ai massimi termini, trova la sua esaltazione, sia nel bene che nel male. Una dimensione assestante, sopra le righe e sopra ogni criterio di valutazione, come quella della cultura partenopea. È evidente che, un fenomeno umano così variegato e ricco non poteva non essere fonte di ispirazione per poeti e parolieri, a noi ha fornito la denominazione