Olga Chieffi
E’ stata presentata, ieri mattina, da Imma Battista a Palazzo di Città, ospite del Sindaco Vincenzo Napoli, il quale ha introdotto la conferenza, unitamente alla direzione del Conservatorio “G.Martucci” di Salerno, Fulvio Artiano la VI edizione de’ L’Arte per la Giustizia che dal 4 al 25 ottobre, si svolgerà tra il Teatro Augusteo e il Salone dei Marmi di Palazzo di Città di Salerno, affrontando temi di grande attualità, quali l’Impresa dell’Arte, il Mediterraneo, la Detenzione, il Talento, la Salute e la Donna, attraverso concerti, mostre e incontri con musicisti, studiosi, magistrati, medici e artisti visivi. Un percorso che intende mostrare l’arte come impresa etica e collettiva, capace di riportare al centro la dignità della persona e il valore della comunità. Il tema della Giustizia è un tema centrale della vita democratica. Giustizia è il sentimento che ci ispira e ci guida. Giustizia intesa come azione sociale, come riconoscimento delle buone pratiche e di iniziative mirate al bene comune. Ma anche Giustizia intesa come azione giuridica, come strumento di garanzia e controllo e tutela dei diritti dei cittadini e delle norme, come argine ai fenomeni e alle azioni criminali. Un momento di riflessione, dal passato ai giorni nostri, in un mondo e un’epoca in cui sono purtroppo ancora tanti quelli che di questo vocabolo, non conoscono a pieno il significato, né il suo valore. L’arte è salvifica in tutti i sensi. Il Conservatorio “G.Martucci” che è l’ ideatore e realizzatore di questo progetto, affonda le sue radici nell’Orfanotrofio Umberto I, il famigerato “Serraglio”, celebre per la sua scuola di musica, ma anche per l’arte ceramica e pittorica il cui insegnamento era affidato ai fratelli Avallone, quindi la tipografia e la meccanica, la calzoleria e la falegnameria. Da quell’istituto uscirono grandissimi talenti e valenti musicisti, artisti, così come ragazzi che, in seguito, ebbero a che fare con la giustizia. Ebbene, la superbanda che sfilava dietro la statua del Santo Patrono Matteo aveva come prima fermata proprio quella dinanzi le carceri di Sant’Antonio, per far in modo che i galeotti potessero essere partecipi della musica della festa e tra loro ci stava qualcuno che era stato in istituto e che, purtroppo, aveva intrapreso una cattiva strada. Ovvero, quei “legni storti”, per dirla con Kant, nati a causa di una cattiva “paideia”, che ha portato ad una società dei conflitti, per una mancata educazione all’umanità positivamente intesa. Attraverso il segno visivo, di una collettiva che raccoglie grandi opere, della stessa Imma Battista, Anna Ciufo, Luisanna De Simone, Valeria Nuzzo e Sara Santarpino, che vivrà il suo vernissage l’8 ottobre alle ore 18, con introduzione di Ester Andreola e Lucia Autuori e della stessa direttrice artistica, gli artisti prima e tutti quelli che le fruiscono poi sperimentano, appunto, una vita possibile al di là di quella contingente. Sperimentiamo ciò che potrebbe essere. Il restringimento progressivo, del campo dell’opera al territorio decorativo-mercantile, la limitazione delle sue possibilità e l’amputazione della sua operatività, vale a dire: della sua capacità trasformativa ed evolutiva, spiega molti aspetti, a nostro parere, anche del restringimento della nostra capacità immaginativa. Della capacità, cioè, di immaginare una diversa condizione del presente e dunque dell’avvenire, così come dell’avvenire e per questo del presente. Riguardo la musica, in un contesto simile, non possiamo non citare John Cage, chi ama l’arte, ama il rischio e la sfida, rompe gli equilibri e brama tentare l’impossibile, per una causa, per un principio, in difesa della verità, per essere d’esempio alle future generazioni. “L’arte è automodificazione. Noi cambieremo in modo meraviglioso se accetteremo le incertezze del cambiamento e questo condizionerà qualsiasi attività di progettazione. Questo è un valore. L’arte, così concepita, è la forma piena della capacità di mettersi in giuoco, e a rischio” (John Cage). La rassegna sarà inaugurata domani sera, alle ore 20, al Teatro Augusteo, alla presenza del Sindaco Vincenzo Napoli, con il Direttore del Conservatorio Fulvio Artiano, il Presidente Luciano Provenza che incontreranno il Sovrintendente dell’Orchestra Sinfonica di Amburgo Daniel Kühnel, sul tema l’impresa dell’Arte. Il concerto, inveve, prevede l’esecuzione dell’oratorio Secondo Matteo di Maurizio Giannella per coro, orchestra e voce recitante, diretto da Raffaele D’Andria, con l’attore Roberto Del Gaudio, il Coro del Conservatorio preparato da Francesco Aliberti e il Coro Pop a cappella del Conservatorio, istruito da Alessandro Tino, per la regia Audio di Paolo Termini. “L’Oratorio – ha rivelato Maurizio Giannella – è un lavoro che intreccia parola, musica e preghiera in un percorso spirituale che va dalla nascita di Cristo alla sua resurrezione. L’uso di testi sacri – dalla Vulgata al Padre Nostro in aramaico – si fonde con una scrittura musicale che alterna momenti di intensa drammaticità ad altri di contemplazione mistica, in un dialogo continuo tra tradizione e modernità. I quadri sono sette e la partitura prende il via dal Mysterium, il Mistero dello Spirito Santo e la nascita di Gesù, una sorta di introduzione tematica e spirituale, ove si anticipano motivi musicali e testuali che verranno sviluppati nei quadri successivi. Il brano si ispira in parte al repertorio gregoriano ma introduce anche il Padre nostro in aramaico, evocando il mistero dell’Incarnazione. Segue il sogno di Giuseppe (l’Angelo del Signore), un episodio carico di intimità e inquietudine: in sogno, l’Angelo del Signore invita Giuseppe a non temere e a prendere Maria come sua sposa. È l’unico brano non tonale dell’oratorio, caratterizzato da una scrittura sospesa e rarefatta che evoca una dimensione onirica: il violino solista dialoga con l’orchestra d’archi, che si esprime attraverso suoni armonici e fasce sonore. Si procede con la fuga in Egitto e la strage degli Innocenti. Ancora una volta, in sogno, l’Angelo del Signore appare a Giuseppe dicendogli di prendere il Bambino e di fuggire in Egitto e salvarlo così dalla furia di Erode (Surge et accipe puerum declamato dal coro). Il brano si sviluppa in una fuga strumentale, contrappuntata dal coro che intona il Dies irae, a sottolineare l’orrore e l’infamia dell’uccisione di bambini (strage degli innocenti). Un momento di forte drammaticità e tensione emotiva. Quarta tappa le Tentazioni: Gesù nel deserto affronta le tentazioni di Satana. La musica si costruisce intorno a citazioni e rielaborazioni di canti gregoriani (Veni Creator Spiritus, Attende Domine, Audi benigne Conditor), intonati come fossero preghiere interiori per resistere alle tentazioni. Un episodio meditativo, teso tra il dubbio umano e la forza della fede. Quindi Le Beatitudini, che rappresentano il cuore spirituale dell’oratorio. La voce recitante declama il Discorso della Montagna (nella versione latina della Vulgata), accompagnata da un’elaborazione del canto gregoriano Beati pauperes spiritu. Il brano culmina in un suggestivo intreccio contrappuntistico tra il Padre Nostro in aramaico e quello gregoriano in latino, simbolo di dialogo e riconciliazione tra culture e fedi. La passione e la Crocifissione secondo il Vangelo di Matteo, snodo cruciale che mette in scena il confronto tra Pilato e il popolo. Voce recitante, coro e orchestra si alternano e si sovrappongono in una struttura drammatica molto intensa. Il Padre nostro, riproposto alla fine, si fa voce del sacrificio e della speranza. Finale con La Resurrezione, con la citazione, in apertura, del canto gregoriano Resurrexi, rielaborato poi polifonicamente: è Cristo stesso a parlare in prima persona. La musica si fa luminosa e ascensionale, chiudendo l’oratorio in un’atmosfera di rinnovata speranza”. Dal Teatro Augusteo il passo è breve per trasferirsi dall’ 8 al 17 ottobre, al Salone dei Marmi per la collettiva L’Arte per la Giustizia 2025, la cui inaugurazione sarà appunto l’8 ottobre alle 18.00. Quindi l’incontro con Gina Tomay Direttrice regionale Musei Campania e Sara Santarpino artista, e il Concerto–spettacolo “Mediterraneo – Ritorno ad Itaca” Scritto e diretto da Liberato Santarpino con Emilia Zamuner voce solistaEnzo Varone , voce recitante; Giuseppe Scigliano. fisarmonica; Marco De Gennaro, pianoforte, Gianmarco Santarpino sassofono arrangiamenti, Liberato Santarpino, violoncello e la scenografia a cura di Sara Santarpino e Giulio Messina. L’11 ottobre si discernerà intorno al tema della Detenzione, con il Magistrato Emiliana Ascoli e l’avvocato Cecchino Cacciatore, seguito dal concerto Nel buio della torre con arie di Rossini, Donizetti, Bellini e Verdi, a cura di Irma Irene Tortora con Francesca Chiappetta, Valeria Feola, Giulia Pettrone, Miriam Tufano, Lorenzo di Lucia e Carmine Rosolia.Si proseguirà il 15 ottobre sul tema Il Talento: in dialogo con Giovanna Cassese (Presidente ANVUR) ci sarà Fulvio Artiano (Direttore Conservatorio Martucci), e concerto dei giovani talenti del Conservatorio: Vittorio Bonanno pianoforte; Enrico Cavaliere violino; Francesca Chiappetta, soprano, Mario Montani, flauto, tutti in duo con i pianisti Gianluca Buonocore e Carmine Rosolia.





