CasaPound si appresta a partecipare alle politiche del 4 marzo prossimo. Tra i candidati, a Salerno, spicca il nome di Francesco Vota,
Perché CasaPound?
«Perché CasaPound non è il solito partito tradizionale ma è una grande comunità a livello nazionale di cui mi sono sentito parte sin dal primo momento e di cui ho sposato la pro- posta politica che fa dell’azione il metodo prioritario per risolvere concretamente i problemi dei cittadini.
Credi che CasaPound sia poco radicati sul territorio?
«Abbiamo cominciato come gruppo circa un anno fa affrontando i tanti problemi della città e del territorio in generale, tantissime le nostre segnalazioni all’amministrazione comunale in merito a degrado e disservizi. Sottolineo che oltre al problema usiamo proporre anche quella che secondo noi è la soluzione più attuabile e in alcuni casi abbiamo visto un epilogo positivo. Siamo stati in campo fisicamente per denunciare e contrastare l’indegna situazione del lungomare trasformato in big store del contraffato cogliendo il plauso di tanti, per questo non mi meraviglio del risul- tato, raccolte più del doppio delle firme necessarie alla presentazione delle liste e, inoltre, registriamo un interesse crescente a Salerno come in tutta la provincia, che dire abbiamo sfruttato bene il tempo».
Perchè hai deciso di scendere in campo alle politiche di marzo?
«Come già detto credo profondamente nei temi che caratterizzano la nostra proposta politica. Sovranità monetaria, uno stato che finalmente tuteli prima i suoi cittadini, attraverso misure economiche e sociali, stop immediato ai flussi migratori incontrollati che oggettivamente non siamo in grado di sopportare. Sono temi fondanti del nostro programma, soluzioni immediate per riportare il nostro paese alla prosperità. Dobbiamo invertire il processo di desertificazione delle aree industriali, tutelare il commercio in difficoltà ovunque grazie alla concorrenza spietata di chi produce a basso costo in paesi distanti anni luce da noi per regole e tassazione. Altra priorità è ridare slancio e implementare le nostre produzioni agricole, base della nostra eccellenza enogastronomica. Vogliamo che la nostra gente possa giovarsi di un reddito vero, e non deprimersi di assistenzialismo.
Cosa ti aspetti da questa candidatura?
«Che la gente si guardi intorno e capisca che per riprendersi il futuro serve la volontà e l’impegno di tutti non possiamo delegare a chi finora non ha prodotto un bel niente. Chi è attento osservatore sa benissimo che negli ultimi anni abbiamo assistito ad una farsa, cambi di casacca, sostegni più o meno esterni, insomma, gente che ha fatto di tutto per tutelare i propri interessi, davanti a questa realtà non mi sono dato scelta, sono in campo convinto che entrare in parlamento sia un risultato alla nostra portata.
Timore di qualcosa?
«Mai di nessuno! Chiunque si candidi ha il dovere di illustrare la proposta di cui si fa portavoce, lo deve al po- polo a cui chiede il consenso. Dal canto mio non mi sottrarrò mai a nessun confronto, colgo l’occasione per proporne uno con tutti i candidati di questo collegio, proprio qui da voi, quale luogo migliore per mettere a confronto le idee di tutti».