Nocera Inferiore. Respinto l’assalto della Procura generale di Salerno che chiedeva la conferma delle condanne emesse dai giudici sia del primo che dell’appello: l0accusa era di corruzione elettorale: si è definitivamente conclusa, presso La Suprema Corte di Cassazione, la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolti l’ex consigliere comunale Carlo Bianco, il vicesindaco di Nocera Inferiore Antonio Cesarano, il candidato al consiglio comunale Ciro Eboli ed Antonio Pignataro, ex appartenente alla Nco, deceduto mesi fa. La Cassazione ha definitivamente stabilito, Dopo un lungo ed articolato iter processuale, che tra gli imputati non vi è stato alcun patto illecito di natura camorristica. Gli imputati furono tratti in arresto nel lontano 2017 con la grave accusa di aver sottoscritto un accordo secondo il quale Pignataro avrebbe procurato voti con metodo mafioso a fine di agevolare le elezioni del consigliere Carlo Bianco. La sentenza di condanna emessa in primo grado dal Tribunale di Nocera Inferiore fu, all’epoca, confermata anche dalla Corte d’Appello di Salerno. Solo a seguito del ricorso per Cassazione dei difensori degli imputati (Giuseppe Della Monica, Andrea Vagito, Rino Carrara, Annalisa Califano e Massimiliano Forte) la Suprema Corte annullò la sentenza rinviando alla Corte d’Appello di Napoli affinché rivalutasse l’elemento della “utilità” che gli imputati avrebbero conseguito a seguito dell’accordo. La Corte d’Appello di Napoli decise per l’assoluzione degli imputati mettendo fine, o almeno così sembrava, alla vicenda giudiziaria che aveva travolto le vite e la professione delle persone coinvolte. La Procura Generale, tuttavia, propose un nuovo ricorso per Cassazione ritenendo ingiusta la sentenza di assoluzione emessa dalla Corte d’Appello di Napoli. Si riteneva come esistesse un vantaggio nell’avvio del progetto di una mensa in ragione (per Ciro Eboli) di futuri “incarichi professionali connessi alla realizzazione della struttura assistenziale o all’ottenimento di finanziamenti ed erogazioni di scopo (come l’otto per mille da parte della Chiesa Cattolica)”. Dopo le discussioni dei difensori ed una lunga la camera di consiglio, la Suprema Corte di Cassazione ha definitivamente confermato la totale estraneità degli imputati rispetto alle contestazioni mosse.





