Nocera Inferiore. “Vuoi sposarti con quella donna? Acconsentiamo se ci intesti dei beni immobili, quote societarie e soldi”. In ballo oltre 3 milioni di euro. La storia arriva da Nocera Inferiore e a farla emergere è la stessa donna nocerina che, rimasta vedova, ha citato in giudizio fratelli e sorelle del defunto. Dopo aver appreso (tramite testamento nel 1998) di essere erede universale di tutti gli averi ha portato in Tribunale fratelli e sorella dell’imprenditore facoltoso i quali avrebbero avuto in donazione appartamenti e denaro dai conti correnti intestati all’uomo e finiti nelle proprie mani grazie a quel ricatto subito dal marito quando questi era ancora in vita e quando non aveva contratto nozze. La signora in questione (che ora risiede nel centro Italia) lamentava che subito dopo avere contratto matrimonio nel 1992 (avrebbe avuto poco più di trent’anni mentre ill consorte ne avrebbe avuto più del doppio), il marito aveva formalmente alienato ai familiari il patrimonio mobiliare ed immobiliare del quale era titolare, avendo ceduto propri appartamenti alle 3 sorelle e 3 fratelli e che aveva donato agli stessi il bene le cui proprietà erano state ricevute con la permuta. Inoltre aveva alienato a tutti i fratelli i diritti vantati su di una serie di altri immobili, e che aveva ceduto la nuda proprietà della quota di sua pertinenza nella società prevedendo in una coeva scrittura privata che la quota di usufrutto non sarebbe stata inferiore a 4 milioni di vecchie lire mensili. In Tribunale la donna ha detto “che dopo la morte aveva rinvenuto una missiva del consorte con la quale confidava alla moglie che aveva compiuto gli atti in questione al solo fine di impedire che i fratelli si opponessero alle nozze, attesa la rilevante differenza di età tra l’uomo e la moglie”. Quindi in una riunione aveva chiesto di dichiarare aperta la successione testamentaria ed accertare che gli atti erano affetti da nullità per mancanza di volontà, ovvero erano annullabili per vizi della volontà. Inoltre fratelli e sorelle avrebbero poi dissimulato delle donazioni indirette delle quali occorreva tenere conto ai fini della riunione fittizia, disponendone la riduzione, in quanto elusive della quota di riserva spettante alla donna. La vicenda è finita in Tribunale arrivando fino in Cassazione che ha accolto gran parte del ricorso presentato dalla donna che si è affidata a un pool di legale per far valere le proprie ragioni. Si torna quindi davanti ai giudici dell’ Appello che rigettarono le richieste e ora la stessa Corte dovrà rivedere quella decisione in più punti.
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