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NOCERA INFERIORE. Chiuse le indagini sul decesso di Paolo Fabbricatore: tre gli indagati per omicidio colposo. A finire nei guai tre medici dell’ospedale “Umberto I”, due del pronto soccorso e un neurologo. Il pm Roberto Lenza, che dirige le indagini, ha inoltre stralciato la posizione di un quarto medico, sempre della struttura sanitaria nocerina.
Dall’esame autoptico sul cadavere del 52enne noto ambientalista di Nocera Inferiore, deceduto ad aprile scorso, era emersa la responsabilità di un medico che non avrebbe precocemente diagnosticato quanto accaduto al paziente e, non si esclude, che avrebbe potuto aver avuto salva la vita, in caso di tempestivo e corretto intervento. Ad agosto scorso, era stata depositata la consulenza medico legale redatta dal consulente Giovanni Zotti, incaricato dalla procura. Dalle lunghe e laboriose attività medico-legali sarebbe emersa la responsabilità di un sanitario, in servizio al pronto soccorso dell’ospedale “Umberto I”. Dopo le ulteriori indagini, sono stati riscontarti elementi a carico anche di un altro medico del pronto soccorso e di un neurologo. Durante le prime attività investigative erano stati notificati quattro avvisi di garanzia per i medici dell’ospedale “Umberto I” e quindi un quarto, una donna, sarà esclusa dall’inchiesta.
Ora, gli indagati hanno 20 giorni di tempo per presentare una documentazione e altri fonti di prova a sostegno della loro tesi difensiva e potranno scegliere di essere interrogati.
L’ipotesi di omicidio colposo è a carico a tutti i sanitari che hanno avuto in cura la persona deceduta per accertare la sussistenza di eventuali ritardi o omissioni o errori nelle cure mediche somministrate al paziente.
Paolo, 52enne in perfetta forma fisica, abituato a scalare montagne anche di elevata difficoltà, salutista e sportivo, è deceduto per un ictus, dopo diversi giorni di ricovero ospedaliero.
Una morte inaspettata per chiunque lo conoscesse e difficilmente credibile viste le perfette condizioni fisiche dell’uomo.
Paolo, durante una salute di yoga, si era sentito male ed era stato soccorso in ospedale a Nocera inferiore, ma il medico del pronto soccorso lo aveva rimandato a casa, nonostante non avesse l’uso della parola. Paolo fu accompagnato dopo alcune ore in ospedale dove rimase per giorni in coma prima di morire. Non si esclude che se fosse stata fatta una diagnosi precoce e fosse stato somministrata la giusta cura, Paolo potesse salvarsi.
Saranno ora le ulteriori indagini della procura a chiarire se sia stato fatto tutto il possibile per salvare la vita dell’ambientalista.