“No al mobbing”,”Più ore di lavoro”, “Tutela della privacy”, sono alcuni degli slogan scelti dalle dodici addette alla refezione all’Ospedale “Umberto I” di Nocera Inferiore che, ieri mattina, hanno inscenato una protesta per denunciare le difficili condizioni in cui sarebbero costrette a lavorare. “Siamo state assunte con contratti part time ma siamo sottoposte a turni di lavoro massacranti –lamentano le refezioniste-. E da quando abbiamo avviato lo stato di agitazione per rivendicare i nostri diritti, i nostri datori di lavoro ci controllano, ci stanno col fiato sul collo”. Le dipendenti della ditta Gea avevano già messo nero su bianco le loro denunce, qualche settimana fa, stilando un documento col supporto di Cisal e Cisl. “Le lavoratrici addette alla refezione -avevano evidenziato i sindacati- sono attualmente inquadrate con un contratto part-time e svolgono le loro prestazioni con modalità che si ritengono del tutto illegittime in netto contrasto con le disposizioni contrattuali”. Stando a quanto riferito dalle organizzazioni sindacali, le lavoratrici sarebbero impegnate quotidianamente su tre turni per tre o al massimo quattro ore, ma sono di fatto costrette a restare a disposizione del proprio datore di lavoro per tutta la giornata, poiché devono consegnare colazione, pranzo e cena. “Lavoriamo in condizioni difficili, con turni massacranti per circa 500 euro al mese –spiegano le refezioniste-, e mentre in passato ci limitavamo a consegnare i pasti ora dobbiamo anche ritirare i vassoi. Trasciniamo pesanti carrelli burlodge da un reparto all’altro e alcune di noi lamentano già dolori alla schiena”. Le cose sarebbero peggiorate da quando hanno avviato lo stato di agitazione. Le loro richieste sarebbero rimaste inascoltate e la ditta avrebbe fatto scattare una capillare azione di controllo, con addetti che seguirebbero passo passo le operatrici durante l’attività. Inoltre, da qualche giorno sarebbe in servizio una nuova lavoratrice. Mossa che ha indispettito le refezioniste che chiedono un incremento delle ore lavorative, il passaggio dal part-time al full-time e dunque un salario più sostanzioso. Stanche di questa difficile situazione, le lavoratrici hanno avviato la mobilitazione e ora chiedono un incontro con il direttore generale dell´Asl Antonio Squillante.
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