di Monica De Santis
Si chiama Nino Pisciotti, è il titolare del bar Punto 9, sito in piazza Flavio Gioia. Uno dei tanti locali della city che animano la movida, ma senza esagerare o creare disturbi e fastidi. Come molti suoi colleghi , del settore ristorazione, nei giorni scorsi aveva commentato, in maniera non di certo positiva la nuova ordinanza regionale emessa dal Governatore De Luca, che di fatto vieta nei giorni clou delle festività natalizie di vendere ogni tipo di bibita, compreso il caffè d’asporto, ad esclusione dell’acqua, perchè quella non può, secondo il Governatore generare alcun tipo di assembramento. Ora Nino Pisciotti torna a parlare del Governatore o meglio ancora al Governatore e delle ordinanze e lo fa, scrivendo una lettera che ha fatto girare sui social e su vari gruppi whatsapp. Una lettera indirizzata, come detto, proprio a Vincenzo De Luca, nella quale Nino Pisciotti si presenta come un “Cafone, titolare di un American Bar (pensi che accoppiata!), ho avuto modo di ascoltare le sue interviste in questi giorni, e sebbene come al solito le sue parole suscitano in me profondo sgomento misto ad ilarità, devo dire che stavolta mi hanno lasciato letteralmente agghiacciato. Ma veniamo al dunque: – scrive Pisciotti – Abbiamo deciso di accompagnare la lotta al Covid con altre misure, divieto di feste e festini in Piazza, divieto di consumazione per strada e davanti ai negozi, è vietato fare i cafoni, ovvero consumare pizze o bevande in mezzo alla strada come i profughi, prendiamo esempio da Barcellona dove consumare per strada è proibito sempre e non solo quando c’è il Covid, per una questione di decoro. Questa è la definitiva conferma Signor Presidente, – prosegue il titolare di Punto 9 – che con la scusa del Covid vuole eliminare qualsivoglia momento di svago e spensieratezza alle persone, una sorta di Kim Jong Un dei poveri, più democratico (ma immagino solo perché siamo in Italia) ma con la stessa boria. Le chiedo scusa, ma io proprio non potevo immaginare che ogni qual volta abbia preso un gelato, una pizzetta o una birra e l’abbia consumata su una panchina del Lungomare (buttando le carte e le lattine negli appositi contenitori, sa, sono cafone, ma fino a un certo punto) sarei stato etichettato tale. Inoltre, non so dove, come e quanto lei abbia viaggiato, ma nella citata Barcellona non esiste una regola che vieta il consumo in strada di alimenti e bevande, potrei portarle l’esempio della Rambla, dove il personale dei locali serve tranquillamente cibo e bibite a chi non vuole sedersi ma preferisce passeggiare, addirittura nella correttissima Svizzera dove ho fornito le mie prestazioni lavorative non mi hanno mai vietato di bere un drink davanti la porta dei locali. – poi conclude Nino Pisciotti – La ringrazio per l’attenzione, mi ritiro nella mia mediocrità di cafone, figura che nonostante tutto mi ha permesso di non essere mai indagato per appalti e concorsi truccati, corruzione, turbativa d’asta, voto di scambio, e mi fermo qui sennò mi toccherebbe scrivere altre 10 righe. Sono cafone Signor Presidente, ma almeno io sono una persona onesta”.