Ad una bimba con sindrome di down viene vietato di giocare in ludoteca con gli altri bimbi, la famiglia avvia un procedimento legale e la struttura dovrà ora sborsare una cospicua somma come risarcimento danni. Ad annunciarlo la consigliera comunale di Cava de’ Tirreni e Presidente della Commissione Pari Opportunità Filomena Avagliano, chiarendo che la decisione del Tribunale di Nocera Inferiore della I° Sezione Civile del 28 marzo scorso pone fine ad un procedimento iniziato nell’estate del 2017 dopo un increscioso, ingiusto e grave fatto che ha interessato una minore M.C. affetta dall’anomalia cromosomica della sindrome di Down. Si tratta della decisione a seguito di una condotta discriminatoria posta in essere da una ludoteca di Cava de’ Tirreni in danno di una bimba in ragione del diniego opposto alla minore di poter giocare insieme a tutti gli altri bambini semplicemente per la sua condizione di disabilità. Per tale ragione i genitori ricorrevano in giudizio per vedersi riconoscere un risarcimento per il danno che la piccola aveva patito. I genitori, assistiti dall’avvocato Giuseppe Zarrella presentavano quindi un ricorso ai sensi della legge 67/2006 “Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni”. A seguito di diverse udienze nella giornata del 28 marzo scorso, la Giudice pone in essere una limpida e lineare decisione con la quale ha dichiarato che questo tipo di condotte sono oggettivamente discriminatorie condannando la ludoteca ad un importante risarcimento del danno non patrimoniale. Il richiamo alla Convenzione di New York del 2006 e ad una copiosa Giurisprudenza di Legittimità cristallizzano importanti principi in materia di discriminazioni delle persone disabili. Tra i principi evidenziati emerge senza dubbio l’oggettività della condotta discriminatoria avulsa dall’elemento soggettivo e dalla rimproverabilità della condotta, essendo sufficiente per il configurarsi della discriminazione l’“aver impedito alla minore di trattenersi nella sala giochi”, condotta “aggravata anche dal fatto che il fratellino della minore aveva avuto la possibilità di accedere al servizio ingiustamente negato alla sorella”. La mamma Mena Avagliano … “…..”. L’avvocato Zarrella: “Si tratta di una decisione importante a seguito di una condotta gravissima a tutela di persone disabili che normalizza l’ovvio in materia di discriminazioni; una decisione che è solo un passo in avanti verso un mondo più umano ed attento ad ogni tipo di discriminazione che possa evitare in futuro di precludere in fatto ed in diritto la partecipazione alla vita sociale di ogni persona in ragione della mera condizione di disabilità”.
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