Museo dello sbarco: Ilardi: sistemarlo nella caserma Angelucci. La Barone: “Bisogna indignarsi” - Le Cronache
Salerno

Museo dello sbarco: Ilardi: sistemarlo nella caserma Angelucci. La Barone: “Bisogna indignarsi”

Museo dello sbarco: Ilardi: sistemarlo nella caserma Angelucci. La Barone: “Bisogna indignarsi”

«Il Museo dello Sbarco sia ospitato nella caserma Angelucci». A lanciare la proposta Antonio Ilardi, presidente di Federalberghi Salerno che interviene in merito alla decisione di Nicola Oddati, presidente di Parco della Memoria della Campania, associazione che gestisce il museo, di chiudere – si spera temporaneamente – il Museo dello Sbarco a causa di infiltrazioni d’acqua, servizi igienici mancanti e caduta di calcinacci che hanno reso la struttura di via Clark inagibile. Lo stop, comunicato nei giorni scorsi attraverso i canali social del Museo, si sostiene, ha causato la disdetta di «numerose prenotazioni», provenienti dall’Italia e dall’estero, «che sono la nostra unica fonte di sostentamento», ha spiegato lo storico Oddati spiegando che erano in programma visite anche da persone provenienti da Oltreoceano e che avrebbero fatto conoscere la storia di Salerno ulteriormente a livello internazionale. Il museo dello Sbarco e Salerno capitale è ospitato in locali della Regione Campania in via Generale Clark, strada litoranea della zona Est del capoluogo di provincia campano. Una collocazione non casuale perchè’ su quel litorale sono sbarcati 200mila soldati durante quella che è stata la più importante operazione anfibia prima dello sbarco in Normandia e la chiusura avviene proprio nell’anno in cui ricorrono gli ottant’anni dallo sbarco delle forze alleate sulla costiera salernitana. Quell’operazione Avalanche fu guidata dal generale Clark, cui è intitolata la strada dove ha sede il museo, inaugurato, sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica nel settembre di undici anni fa. Nei mesi scorsi, Nicola Oddati, presidente di Parco della Memoria della Campania, associazione che gestisce il museo, aveva lanciato l’allarme sostenendo che il museo dello Sbarco e Salerno Capitale era «a rischio chiusura dopo che la Regione Campania ha chiesto novemila euro di arretrati». In questi mesi, diversi Comuni e associazioni hanno dato la loro disponibilità ad ospitare il Museo ma, ha spiegato Oddati, «solo su carta, per il resto nulla è stato fatto», ha chiarito lo storico non nascondendo la delusione e l’amarezza per questa situazione, essendo tra le altre cose, il Museo privato e dunque con poche possibilità, a livello nazionale di un aiuto immediato. «È vergognoso quanto accade al museo dello sbarco di Salerno, nato dall’amore per la storia da Nicola Oddati, messo in condizione di chiudere da un’amministrazione regionale apparentemente miope da non comprendere il valore culturale del museo per questa nostra città», ha dichiarato la consigliera di opposizione Elisabetta Barone. «La scelta, evidentemente miope dal punto di vista culturale, è probabilmente strategica. Forse all’amministrazione regionale e comunale interessa il degrado della struttura in modo da espellere il museo e probabilmente abbattere quella struttura per costruire un altro palazzone. La politica del mattone tra strutture pubbliche e private sembra essere l’unica strategia di un’amministrazione interessata più al saccheggio del territorio che al suo sviluppo. Ahi! Povera Salerno! – ha aggiunto la consigliera – Non più terra di memoria e di storia, ma di bancarelle e colate di cemento. E i cittadini salernitani? Quando troveranno la forza di indignarsi e rivendicare la restituzione della città ai suoi antichi splendori? Quando si vuole annientare un popolo se ne cancella la memoria. La violenza con cui si sta conducendo questa operazione di espulsione del museo dello sbarco dal tessuto cittadino ricorda quella del rogo di Berlino del 10 maggio 1933, quando furono bruciati più di 25000 volumi di autori considerati nemici della patria. Distruggere il museo dello sbarco è un’operazione simbolica che ci ricorda quanto sia pericolosa e devastante la deriva totalitaria in ogni tempo e in ogni luogo». Nel museo, tra le altre cose, ore e ore di filmati dell’epoca, una vasta collezione di reperti, tra cui uniformi, elmetti, bombe e una funzionante Jeep Willys delle forze armate Usa; all’esterno, un carro armato Sherman della Us. Army che ha combattuto nei giorni dello sbarco, un ponte di barche, unico al mondo in ottime condizioni, utilizzato per attraversare i fiumi con uomini e mezzi. Chiude il tragitto la sezione su Salerno Capitale, con documenti e immagini del periodo, che ricordano i tre governi succedutisi nel capoluogo, la collaborazione tra le diverse forze politiche e gli atti ufficiali che posero le basi per la futura Costituzione e la rinascita dell’Italia democratica. «La chiusura del Museo dello Sbarco e Salerno Capitale è un altro fallimento del presidente De Luca», ha dichiarato, in una nota, la deputata di Fratelli d’Italia Imma Vietri dopo aver appreso della decisione assunta, nelle ultime ore, dai gestori. «E’ davvero sconcertante leggere che uno dei luoghi simbolo della città di Salerno, ospitato in locali di proprietà della Regione Campania, sia costretto a chiudere perché non ha disponibilità dei servizi igienici e all’interno ha infiltrazioni d’acqua e calcinacci crollati ormai da tempo. Questa situazione di abbandono – sottolinea Vietri – è uno schiaffo dato non solo alla cultura ma anche alla sua città dal governatore della Campania. De Luca, ormai, preferisce occupare il suo tempo facendo polemiche ridicole contro il Governo imitando Crozza piuttosto che risolvere i tanti problemi che affliggono la regione Campania compresa la sua città. Questa è l’amara realtà che neanche lui, con i suoi show televisivi, può più nascondere», conclude Vietri. er.no